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Analisi Tecnica: cos’è il “Brake Magic” che è costato a Hamilton la vittoria a Baku?





Il Gran Premio dell’Azerbaijan – e l’annessa “sprint race” conclusiva – ha riservato sorprese non solo ai fans, ma anche ai piloti che lottano nelle posizioni di testa del mondiale: Verstappen si è infatti ritirato per un problema tecnico, Hamilton pochi minuti dopo getta al vento l’opportunità di costruire un cospicuo vantaggio in campionato sul rivale olandese. Ma capiamo bene cosa ha causato il “lungo” del #44.

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© Steve Etherington

Il tutto inizia dal pauroso botto di Max Verstappen sul rettilineo principale della capitale azera: la posteriore sinistra della #33 cede improvvisamente, causando il ritiro del pilota fino a quel momento in testa alla gara ed al mondiale.

Viene esposta la bandiera rossa per rimuovere la RB16B e i detriti dal tracciato, tutti i piloti tornano quindi nella pit lane.

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A questo punto inizia la nostra analisi: Lewis si apre in radio dicendo al suo ingegnere “Questa è una maratona, non uno sprint. Pensiamo bene a come gestire la situazione”, ricevendo un feedback positivo non solo da Peter Bonnington, ma anche da Toto Wolff, il quale si apre in radio dicendo “Concordo pienamente”.

Pochi istanti dopo, Lewis imposta il brake balance predefinito (vedremo dopo il motivo) a 51.0. Questo significa che la ripartizione di frenata è spostata per il 51% sull’asse anteriore, e per il 49% sull’asse posteriore. Questo è un valore abbastanza estremo, molto bilanciato, considerando che raramente si usano impostazioni con ancor più “presenza” sul posteriore, ed i valori medi vanno dal 55 al 61.

Si riapre successivamente in radio chiedendo se il valore può essere buono, e riceve conferma ancora da Bono, il suo ingegnere.

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Manca a quel punto un minuto alla ripartenza dalla pit lane, Bono lo aggiorna ogni 15 secondi con il conto alla rovescia, la vettura è già in moto e non c’è più personale della squadra attorno alla #44.

Arriva il momento, Hamilton sta per partire dai box ed il suo ingegnere lo avvisa sulle procedure pre-start: “Single bite point find” viene detto. Questa comunicazione sta ad indicare una procedura che i piloti vanno ad effettuare sul volante, impostando il riconoscimento automatico dell’esatto punto di stacco della frizione, chiamato appunto “Bite Point Finder”, o più comunemente “BPF”.

Il volante della W12 durante il giro di schieramento mostra i valori delle temperature freni, il “Brake Magic” in questa fase è attivo.

Ma che cos’è questo “Brake Magic”?

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Il “Brake Magic” è il nome di una mappatura vettura particolare, che sposta il bilanciamento quasi totalmente sull’asse anteriore per favorire il riscaldamento dei freni e delle gomme. Viene usata in regime di Safety Car o di Virtual Safety Car, ed al posteriore viene quasi solamente dedicato un grande freno motore dovuto al recupero dell’energia in rilascio acceleratore. È per questo che le temperature dei freni sono molto più alte sull’anteriore (dall’immagine quasi 600 gradi davanti, 241 dietro). Questa impostazione è classica del team Mercedes, mentre altri team – Ferrari ad esempio – devono compiere l’operazione manualmente.

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Immagine della Vettura di Nico Rosberg del 2016. Copyright: Craig Scarborough

La procedura normale di partenza prevede dunque la disattivazione del sistema “Magic”, che prontamente Lewis effettua appena sopraggiunto in griglia. I freni, scaldati a sufficienza, fumano visibilmente e il Brake Balance torna al valore predefinito impostato precedentemente in pit lane (51.0, se ricordate). Viene anche chiesto al pilota inglese di settare la “Strat mode 5”, una mappatura motore consigliata per il restart ed il completamento dei 3 giri finali.

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A questo punto è importante sottolineare come il “Brake Magic” vada a influenzare la ripartizione di frenata: in quest’immagine si può vedere che il bilanciamento era addirittura ad 86.5, che significa che Hamilton ha frenato in curva uno praticamente solo con le ruote anteriori.jf

Si spengono i semafori ed Hamilton ha uno spunto migliore rispetto a Perez, che occupava la prima posizione. A quel punto, il messicano stringe totalmente a sinistra, appaiandosi a Lewis, che durante il cambio marcia nella concitazione preme il pulsante sul retro del volante che serve a rimettere in funzione il tanto citato “Magic”. La freccia nera va in testa ma mantiene la leadership del Gran Premio solo per qualche secondo, perché quando l’inglese va a premere il pedale del freno viene colto impreparato dalla reazione della vettura, bloccando le ruote anteriori e finendo nella via di fuga.

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Il bloccaggio dell’inglese dopo la ripartenza

Hamilton, dopo aver realizzato di aver perso un’opportunità di vittoria, un podio e molti punti, a metà giro dopo un minuto di silenzio tombale si apre in radio: “I’m so sorry…” recita sconsolato inseguendo la Haas di Mick Schumacher.

Il giro di rientro viene percorso molto lentamente, con Lewis che resta all’interno dell’abitacolo per due minuti abbondanti anche dopo aver parcheggiato in parco chiuso. Dopo qualche decina di secondi in silenzio e immobile, si riapre in radio e chiede con voce spezzata: “Avevo il ‘Magic’ attivo? Posso giurare di averlo spento”. Pronta è la risposta di Peter Bonnington: “L’avevi spento, ma hai colpito il pulsante durante l’upshift. Ne riparliamo dopo…”, dice infatti il fido ingegnere di pista del #44 facendo calare il sipario su un Gran Premio dell’Azerbaijan che il team Mercedes vorrà dimenticare molto in fretta.





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Christian Falavena

The author Christian Falavena

Classe '99, appassionato di tutto ciò che va forte e fa rumore, introdotto alla passione per le 4 ruote dal padre. Seguo il mondiale di Formula Uno dal 2007, leggo e scrivo di tecnica dal 2017. Musicista a tempo perso e già perito meccatronico industriale, ora aspirante ingegnere meccanico presso l'Università degli Studi di Ferrara, in cui sono Team Leader nel programma Formula Student.