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Interviste

Mara Sangiorgio: tra passione e professionalità





Mara Sangiorgio non ha bisogno di presentazioni, chiunque segue la Formula 1 riconoscerebbe uno dei volti italiani delle quattro ruote da lontano. In quanto pit reporter di Sky Italia, segue il Circus della F1 in pista ad ogni gara, ma il suo lavoro non è assolutamente solo questo. Le sue preziose interviste a piloti e addetti ai lavori sono solo la punta dell’iceberg: abbiamo parlato con Mara proprio di questo, oltre che della sua grande passione per il mondo dei motori.

Mara Sangiorgio: tra passione e professionalità
© Mara Sangiorgio

FUORITRAIETTORIA: Ciao Mara! Noi ti vediamo sempre alle prese con le interviste durante i weekend di gara, ma ci puoi raccontare tutto ciò che il tuo lavoro di giornalista prevede?

MARA SANGIORGIO: Ciao! Sì, io non sono solo “quella che fa le domande”! Nel gruppo F1 di Sky Italia io sono la pit reporter e ho tutti i ruoli di un inviato in pista, tra cui le interviste ai protagonisti, che non è l’unica parte del mio lavoro, ma solo la più visibile. Si parte dal giovedì e c’è tutta la parte di ricerca notizie, rapporti con addetti stampa, addetti ai lavori vari. Al venerdì, capita che possa essere l’unica in pista, in quel caso, faccio la pit lane e la ricerca novità sulle macchine, con l’aiuto di Matteo Bobbi e delle varie fonti. C’è poi da seguire il lavoro durante le varie sessioni, cercare di capire che lavori stanno facendo le squadre e, anche grazie ai team radio, quelli che possono essere gli umori dei piloti. La raccolta delle notizie e il racconto di ciò che succede in pista durante le nostre live sono ciò che effettivamente va in onda, ma c’è tutto un lavoro di preparazione dietro che non si vede. Bisogna prepararsi anche prima di partire: come sono le piste, le condizioni e le eventuali modifiche, cosa era successo lì lo scorso anno e cosa ci portiamo dal weekend di gara precedente, ad esempio.

FT: Un lavoro composto, quindi, da un dietro le quinte e una parte visibile…

MS: Dietro a un programma televisivo, in questo caso la F1, c’è sempre un lavoro importante e di costruzione di quello che va poi in onda. È la punta dell’iceberg di un lavoro che coinvolge un gruppo di lavoro molto più grande di quello che si vede in live. Noi dobbiamo sforzarci di mettere in piedi il miglior prodotto possibile con il lavoro, la ricerca, lo studio e la maniera giusta di raccontare ciò che si vede.

FT: Un vero e proprio lavoro di squadra!

MS: Si, è un gran lavoro di squadra, esattamente come una squadra di Formula 1! Nel risultato di un pilota, ci sono il valore e la performance del singolo membro del team, come nel nostro lavoro ci sono le performance di ognuno: io, Federica, Carlo, Davide, Matteo… tutto va a convogliare in un lavoro di squadra e con una performance di squadra.

FT: Cosa fai off season?

MS: Noi nella pausa invernale, non facendo solo Formula 1, siamo coinvolti in altre cose della grande famiglia di Sky Sport, che rappresentiamo e per cui lavoriamo. Abbiamo un lavoro quotidiano a Sky Sport sulla F1, con tutta la parte di interviste, preparazione dei test, presentazione delle nuove macchine, ma poi ci sono tanti altri sport da seguire. Che poi, la preparazione non è solo in inverno, nel nostro lavoro deve essere constante e giornaliera, non si arriva in pista sapendo già tutto. È una parte fondamentale che va ad unirsi al racconto del weekend, live.

FT: Quando siete in pista, come cambia il vostro lavoro da quello degli altri giornalisti, avendo Sky Italia i diritti televisivi?

MS: A livello televisivo quando tu sei in pista vuol dire che hai i diritti della Formula 1 e detieni i diritti delle immagini: di questo devi approfittarne ed esaltarlo il più possibile. Far capire il nostro privilegio e il privilegio di chi può immedesimarsi in noi guardandoci da casa. Tutti gli altri giornalisti sono carta stampata, radio e web: le modalità di far passare informazioni, notizie e interviste sono ovviamente diversi. Nel lavoro quotidiano è importante far vedere dove siamo perché, in TV ovviamente lavoriamo con le immagini e la nostra forza è far vivere al 100% dove siamo con la nostra squadra.

FT: Durante il periodo del Covid, come avete dovuto rimodulare il vostro lavoro?

MS: È stata una parentesi che speriamo, come tutti, di esserci lasciati alle spalle! Durante il 2020 c’ero solo io sul campo e dal 2021 abbiamo trovato un modo per rimodulare il lavoro. Io vado a tutte le gare e sono sola in quelle più lontane, con il resto della squadra a Milano, ma ormai sono solo 5-6 quelle in cui abbiamo questa sorta di dimensione light.

FT: Con l’arrivo di Liberty Media, il vostro modo di lavorare è cambiato? Vi siete dovuti approcciare a un tipo di comunicazione diversa?

MS: Fondamentalmente il nostro lavoro non è cambiato, ma è cambiato il loro modo di provare a proporre cose nuove e diverse e di fare cambiamenti riguardo uno sport che hanno acquistato. Ci si è aperti di più, si è iniziato a cavalcare di più il mondo dei social e a provare format nuovi. Nel momento in cui si decidono, ad esempio, cambiamenti legati al format come l’introduzione della Sprint Race, ovviamente cambia anche il nostro lavoro, ci si deve adeguare ad uno sport che fortunatamente negli ultimi anni è esploso. È un adeguamento continuo ad uno sport in continua evoluzione.

FT: Invece il grande successo di Drive to Survive ha influito?

MS: Ha influito perché ti trovi di fronte un bacino di utenza diverso e più giovane: siamo di fronte a un nuovo corso nato dalla combo di social, Drive to Survive e piloti più giovani che vanno a trainare un pubblico più giovane. Cambiando il pubblico, anche noi dobbiamo provare a cambiare il nostro modo di comunicare perché si ha una fruizione diversa del prodotto. Bisogna parlare sia al tifoso di lungo corso che ha un approccio più tradizionale al mondo delle corse, sia alla nuova generazione che cerca un modo di comunicare diverso. E per noi è uno sprint in più che ti porta ad avere nuovi input, energia nuova, modi diversi per comunicare e proporre un prodotto che sta cambiando.

© Mara Sangiorgio

FT: Un calendario di 23 gare, per voi è ancora gestibile o inizia ad essere troppo? Più di qualcuno nelle squadre pare si sia lamentato…

MS: Mi sento di dire che più che lamentele, io ho sentito un atteggiamento costruttivo da parte delle squadre, che hanno iniziato a gestirsi in maniera diversa. C’è una maggiore turnazione e maggiore organizzazione, fondamentale per le squadre. Per quanto ci riguarda, una stagione da 23 gare è un po’ più pesante a livello fisico e organizzativo da affrontare di una stagione da 18, però… si fa!

FT: Quali sono la tua gara e il tuo circuito, sia da appassionata che da addetta ai lavori?

MS: Io mi vedo sia nel ruolo da appassionata che in quello professionale, io amo stare in pista! Posso tranquillamente andare da appassionata a vedere una gara che non sia di Formula 1 perché sono prima un’appassionata e poi sono diventata una professionista del settore. Per questo, mi piacciono le gare in cui posso andare in pista a piedi, vivendo e percependo quella passione che è il motore del motorsport e, di conseguenza, del nostro lavoro. Per questo la mia pista preferita è Melbourne, in Australia, perché personalmente vado in pista a piedi insieme ai tifosi, li posso vedere, percepire la loro passione e la loro energia prima di entrare nel paddock e fare il mio lavoro.

FT: A questo punto sorge spontaneo chiederti come fa a fare lo switch da appassionata a professionista, essendo sempre immersa nel mondo che ami.

MS: Diventa naturale, quando senti il bip dei tornelli entrando nel paddock fai uno switch di performance. Al di là di tutto il discorso della preparazione che c’è a monte di cui parlavamo prima, ovviamente. Tu senti il bip dei tornelli ed entri letteralmente nel “race mood” da professionista. Tutto ciò sapendo che ho la fortuna immensa di essere riuscita a unire la mia passione per il motorsport con il mio lavoro di giornalista, questo mi permette di fare tutto con grande energia.

FT: Vuoi aggiungere qualcosa su questo mondo tanto affascinante che è la Formula 1?

MS: Io sono felice di vivere un ambiente bello, competitivo, ma pulito e che, come donna, mi ha accolta alla grande. Lavorare in un ambiente sano è molto bello e ti spinge sempre a migliorarti. Essendo un ambiente internazionale, ti permette di confrontarti con mondi e modi di lavorare da cui puoi prendere molto, crescere e cambiare sia dal punto di vista professionale che personale. Un’altra cosa bella è il fatto di essere una squadra: il lavoro e le peculiarità del singolo, di ognuno di noi, finiscono in un lavoro di squadra che è di fondamentale importanza.





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Maria Grazia Spinelli

The author Maria Grazia Spinelli

Classe 1994, molisana. Da piccola vedevo mio padre seguire la Formula 1 e mi chiedevo cosa lo appassionasse così tanto, poi ho avuto un colpo di fulmine con le due ruote in un pomeriggio d'estate ed ho capito. Qui vi racconto la MotoGP e il Mondiale Superbike.