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Takuma Sato vince la Indy 500 sotto pace car: delusione per Scott Dixon





Takuma Sato vince la 500 miglia di Indianapolis! Il pilota giapponese brilla sulla Brickyard dopo un lungo duello con Scott Dixon, che aveva dominato larga parte della gara. Il nipponico vince grazie alla pace car messa in pista da Pigot. Pessima prestazione per l’Andretti Autosport che non riesce a concretizzare la grande velocità dimostrata in qualifica. Ottimo 4° posto per Santino Ferrucci, che l’ha strappato a Newgarden. Chiude il podio Graham Rahal.

Takuma Sato vince la Indy 500
©The Athletic

Era stata una gara assai movimentata. Ma il gran duello finale, che tutti aspettavamo col fiato sospeso, è stato bloccato dall’incidente di Spencer Pigot. La pace car ha impedito alla gara di giungere alla bandiera a scacchi full-gas. L’americano è stato tirato a braccio fuori dalla vettura ma sembra cosciente e (speriamo) senza nulla di rotto.

Questa 500 miglia d’Indianapolis lascia un grande amaro in bocca al Chip Ganassi Racing, che l’ha dominata quasi per intero grazie alla netta superiorità di Scott Dixon. Purtroppo il neozelandese ha peccato di debolezza nel finale e Sato, alfiere del Rahal Letterman Lanigan, ne ha approfittato per portare a casa la 2^ vittoria in carriera sul catino dell’Indiana (dopo quella del 2017).

La gara si conclude con 8 motori Honda in Top 10 ma con una sola macchina Andretti (quella di Hinchcliffe) capace di rientrare nelle prime dieci. Pessima la performance della squadra di Michael, che vanifica tutto il lavoro delle qualifiche e non riesce mai a entrare in lotta per la vittoria. Soltanto 21° il beniamino dei tifosi europei, Fernando Alonso, sfortunato nelle prove e un po’ anche in gara, visto che una caution fuori tempo massimo ne ha scombinato la strategia.

Vediamo adesso la cronaca della corsa.

Quando sventola la bandiera verde, Scott Dixon conquista la prima posizione. Appare in difficoltà Marco Andretti, che si fa passare anche da Takuma Sato. Invece sembra in palla Ryan Hunter-Reay: il pilota americano scala la classifica e dopo pochi giri è già negli scarichi della Ganassi-Honda di Dixon.

Quasi subito la prima caution, azionata da un incidente di James Davison. Al #51 cede il copricerchio e addirittura i freni danno fuoco alla monoposto! Dopo qualche giro sotto pace car, un gruppetto rientra ai box: tra i tanti, Oliver Askew e i piloti Penske. E anche Fernando Alonso. Negli stessi momenti Carpenter è bloccato da un cedimento meccanico. La caution scatta ancora al giro 25: stavolta è Marcus Ericsson a essere andato a muro, con tanto di principio d’incendio.

Anche stavolta s’infiamma la girandola dei pit-stop. Ma dopo i brevi intermezzi di Askew e Pagenaud, la Chevy smette di sognare e restituisce le prime piazze alla Honda. Alla fine del primo quarto di corsa Scott Dixon è di nuovo in testa, inseguito a poco più di 1” da Alexander Rossi. Dietro di loro c’è VeeKay a galleggiare in terza piazza. Questa fase di corsa è piuttosto tranquilla (al netto di un sorpasso di Sato su Hunter-Reay) e si conclude al giro 62, quando Andretti rientra al pit-stop. È la terza finestra di soste ad aprirsi oggi. Ai box si sfascia la gara di Rinus VeeKay che con un arrivo a ruote bloccate scombina i meccanici e paga tanti, tanti secondi di pedaggio.

Anche stavolta la classifica mischia insieme i due gruppetti su strategie diverse: Dixon mantiene il comando, ma cambiano gli inseguitori. Il neozelandese inizia con 5” di vantaggio su Oliver Askew e su tutti i piloti Penske. Il #9 picchia duro sull’acceleratore e in questa fase di gara allarga il suo vantaggio fino a 9” di gap. Il gruppetto (che si trova su una strategia “distante” una quindicina di giri) si sfila solo al giro 77, quando rientra ai box. Adesso dietro Dixon c’è Takuma Sato, che ha sorpassato Rossi. Dietro di loro Ferrucci scala Hunter-Reay e inquadra Andretti (4°).

Ma proprio in questo momento ritornano le bandiere gialle. Al giro 85 Dalton Kellett sbatte contro il muro. Scott Dixon rientra subito ai box ma mantiene la prima posizione, perché tutti gli altri lo imitano. In uscita quasi rischia il contatto con Marco Andretti, ma per fortuna non ci sono conseguenze. L’ennesimo balletto in pit-lane ha sorriso a Patricio O’Ward e Josef Newgarden, ritornati in Top 10 insieme a Graham Rahal e Colton Herta. In questa fase invece subisce scacco Ryan Hunter-Reay, che sprofonda nella decima piazza.

La partenza è infelice: neanche pochi metri di bandiera verde e un doppio testacoda provoca un botto incredibile tra Daly e Askew. Conor Daly stava tentando un sorpasso all’interno ma la linea era troppo stretta e le grandi velocità l’hanno mandato in testacoda. Askew era parecchio indietro ma a scarta all’improvviso verso sinistra e perde il controllo della vettura: centra in pieno Daly e resta intrappolato in una serie di 360° in pieno rettilineo. Per fortuna nessun altro pilota l’ha colpito.

La bandiera verde sventola esattamente al giro 100 e marca una ripartenza bruciante per Alexander Rossi. Il #27 passa prima Sato e poi Dixon. Brutto scatto per Sato che viene infilato anche da Pato O’Ward. Ma i distacchi sono ristretti: dal primo al 15° ci sono circa 5”! Al giro 106 però Scott Dixon si riprende l’oro provvisorio: e comincia così un balletto tra neozelandese e americano, sempre pronti a sorpassarsi a vicenda giocando con la scia. Dietro di loro Sato si sveglia e toglie la P3 a O’Ward.

Ennesima caution al giro 123, causata da un botto col muretto di Alex Palou. Il povero pilotino spagnolo, risucchiato dalla bagarre fin da inizio gara, deve aver peccato d’inesperienza. È la quinta pace car della gara. Inevitabile la ressa ai pit-stop: dallo shaker esce fuori il solito Dixon, inseguito stavolta da O’Ward davanti a Rossi. Il #27 tra l’altro ha rischiato l’incidente con Sato nella pit-lane, a causa di un contatto finito bene. Questa girandola ha annichilito le chance di Hunter-Reay (14°), e ha riportato Fernando Alonso in 26^ posizione, dopo una rimonta strategica fino alla 16^ piazza. Ma stiamo parlando della classifica virtuale. Perché Felix Rosenqvist non si è fermato e mantiene, nonostante i quasi 40 giri di fila sulle spalle, la 1^ posizione davanti a Dixon!

Al giro 130 Alexander Rossi sconta un drive-through che lo scaraventa in 21^ posizione: le sue chance di vittoria sono del tutto compromesse. È questo il prezzo da pagare per l’unsafe release che l’aveva scaraventato addosso a Sato. Al giro dopo viene data la ripartenza e subito Takuma Sato tenta il sorpasso ma cede il posto a Graham Rahal (3°). Dopo un duro confronto Dixon sorpassa Rosenqvist e ritorna primo. La Dea Bendata si abbandona in un focoso bacio con Simon Pagenaud, che si tocca con Ryan Hunter-Reay e perde molte posizioni ma riesce incredibilmente a mantenere il controllo dell’auto e non schiantarsi.

Soltanto al giro 139 Rosenqvist rientra ai box. Più che combattere per la vittoria, ha fatto un favore a Scottt Dixon: l’alfiere del Chip Ganassi Racing ha adesso oltre 3” di vantaggio sul suo primo inseguitore (Rahal). Al giro 145 Alexander Rossi stringe troppo, perde la macchina e sbatte contro il muro: il botto e le fiamme scrivono la parola Fine sulla sua 500 miglia. E così ritorniamo in regime di bandiera gialla…

Quando varchiamo i tre quarti di corsa, la situazione in classifica è la seguente. Scott Dixon continua a guidare la corsa. Scalpitano per la ripartenza Takuma Sato e Graham Rahal, secondo e terzo in graduatoria. Dietro di loro troviamo Josef Newgarden, autore di una bella rimonta, Santino Ferrucci, che oggi impressiona in solidità, e Pato O’Ward. Chiudono la Top 10 Herta, Power, Kanaan e Harvey. Dietro di loro gli Andretti: Hunter-Reay, Hinchcliffe e Andretti stesso.

Restart al giro 155: Dixon resta primo. È Newgarden a papparsi Rahal: mentre Sato si incolla a Dixon, il #1 guadagna il podio virtuale. Subito dopo comincia un duello tra Sato e Dixon. Il giapponese si prende la prima piazza al giro 158 e mantiene il Kiwi dietro di sé. È cominciata la frazione più calda di gara. Dietro di loro c’è un pacchetto di mischia agguerritissimo che vorrebbe giocarsi il podio: tra loro spicca il lungo inseguimento di Rahal a Newgarden.

Si attendeva l’ultima finestra di pit-stop. L’apre Marco Andretti al giro 168. Al giro dopo è proprio Takuma Sato a cambiare gomme e fare etanolo: esce subito davanti a Newgarden. Al giro dopo ancora si ferma Scott Dixon insieme a Graham Rahal. E così facendo Dixon guadagna ai box la posizione su Sato.

Dura poco: il giapponese si riprende in pista la prima posizione virtuale. Davanti a loro continuano a tirarla per le lunghe Zach Veach e Max Chilton, che si rifiutano di rientrare ai box. Mentre i due galleggiano davanti a tutti, Sato allarga il gap da pochi decimi a un secondo pieno ai danni di Dixon. Chilton e Veach scompaiono da davanti a poco meno di 15 giri dalla fine. Adesso è una lotta ad armi pari tra Dixon e Sato.

Per diversi giri Dixon era apparso subalterno al giapponese. Ma al giro 185 riprende il duello per la vittoria. Il neozelandese chiude il gap e pressa l’avversario in tutte le curve. Dietro di loro si avvicina Graham Rahal, che si è scrollato di spalle il fiato di Santino Ferrucci. La tensione si allenta un pochino a 10 giri dalla fine. Un ciclo di doppiaggi e il vantaggio del giapponese prima si assottiglia e poi si riallarga al secondo abbondante.

La corsa finisce perché a soli cinque giri dalla fine riprendono a sventolare le bandiere gialle: è Spencer Pigot a sbattere. La botta è davvero impressionante perché il #45 ha sbattuto prima contro il muretto esterno e poi è rimbalzato sullo spartitraffico dell’ingresso della corsia box. Nonostante qualche secondo d’inquietudine, il giovane alfiere del Cravattino è uscito dall’abitacolo. Attendiamo comunque notizie dai controlli medici, visto che l’urto violentissimo ha costretto i commissari a caricarlo in barella.

Tristissima fine di corsa: la pace car fa abortire un finale di corsa che si preannunciava gustosissimo. Nessun duello tra Sato e Dixon, la gara finisce congelata. Terzo al traguardo Graham Rahal, riportato dalla scuderia nelle posizioni che contano. Ma deve sorridere moltissimo la testa calda Santino Ferrucci, medaglia di legno sul catino dell’Indiana grazie al sorpasso che ha chiuso sul campione in carica Josef Newgarden.

La lotta per il campionato si complica ugualmente per gli inseguitori di Scott Dixon, che porta a casa 90 punti (80 del secondo posto, 8 della seconda casella in griglia e 2 per il maggior numero di giri in testa). Il neozelandese salta a quota 324, inseguito adesso da Josef Newgarden che si attarda a 251 lunghezze (-73 da Dixon). Terzo in classifica Pato O’Ward (218). Grande avanzata per Takuma Sato che arriva a quota 207 punti, subito dietro il suo team-mate Graham Rahal (212 lunghezze) e Simon Pagenaud (211). S’approfondisce anche la leadership di Honda in classifica costruttori, visto che batte Chevrolet 683-573 (+110).

Non possiamo non spendere qualche parola sulla telecronaca DAZN, dalla quale siamo usciti svegli per miracolo. Sarebbe tremendamente ingiusto negare al giornalista che ci ha cullato per 200 giri di gara l’encomio per essere riuscito a non parlare sostanzialmente mai della gara, il che è senza dubbio un’impresa assai difficile quando si è in cabina di commento. L’assenza di analisi sui passi-gara, sui giri percorsi dall’ultima sosta, sulle performance dei vari piloti è stata sconcertante. Si è provato a supplire sciorinando per tutta la corsa aneddoti tecnici sui dettagli delle monoposto Dallara, del circuito d’Indianapolis e di altri aspetti di attualità non esattamente stretta – non è parso utile al cortese signore commentare la partenza in diretta. Lungi da noi ridicolizzare un professionista che è apparso in seria difficoltà nello svolgere un compito d’importanza e complessità notevoli: ci limitiamo a dire che appare difficile ritenere ben spesi i soldi dell’abbonamento quando la voce narrante s’interrompe imbarazzata perché non capisce quale sia il pilota inquadrato.

Indy 500
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Marco Di Geronimo

The author Marco Di Geronimo

Nato a Potenza nel 1997, sono appassionato di motori fin da bambino, ma guido soltanto macchinine giocattolo e una Fiat 600 ormai sgangherata. Scrivo da quando ho realizzato che so disegnare solo scarabocchi. Su Fuori Traiettoria mi occupo, ogni tanto, di qualcosa.