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Moto3, le verità del GP di Francia: Vietti convince, Arenas amministra





Il duo italiano Vietti-Arbolino conquista l’asfalto del leggendario circuito di Le Mans. Il #13 su KTM ed il #14 su Honda hanno relegato Albert Arenas al terzo gradino del podio. Lo spagnolo, anche grazie all’11° posto di Ai Ogura, si riprende la vetta della classifica piloti. 4° posto per Jaume Masia – beffato dopo la pole position di sabato e gran parte della gara condotta magistralmente in sella alla sua Honda del team Leopard. 5° posizione per Andrea Migno – fresco di contratto con il team VNE Snipers per il 2021. L’italiano riesce a vincere il duello con il giapponese Ayumu Sasaki e con lo spagnolo Raul Fernandez – finalmente costante anche in gara. Gabriel Rodrigo chiude 8°, seguito da Ai Ogura – in netta difficoltà questo week end e mai competitivo – e da Carlos Tatay. Ennesimo zero per John McPhee – questa volta incolpevole tirato giù da Jeremy Alboba-

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Vietti e Arbolino come in Austria

Celestino Vietti vince la sua seconda gara stagionale dopo il successo al Red Bull Ring di metà agosto. Come era accaduto anche in occasione GP di Stiria, il 19enne di Ciriè è riuscito a resistere agli assalti di Tony Arbolino, che deve accontentarsi del 2° gradino del podio per la terza volta in questa stagione. Il #13 è stato pressoché perfetto, a partire dalla scelta della gomma media in griglia di partenza, che gli ha permesso di fare la differenza negli ultimi giri della corsa. L’alfiere dello Sky Racing Team VR46 parte senza troppa foga, riuscendo comunque sempre a tenersi nel gruppetto dei primi – per la prima volta in stagione composto da 7-8 piloti – senza fatica, tanto che al 10° giro stampa un 1.41’690 che gli vale il giro più veloce della corsa. ‘Celin’ balza così in testa a pochi giri dalla fine della corsa – complice anche un piccolo errore di Jaume Masia, fino a quel momento leader indiscusso – incominciando a spingere e a spremere le sue gomme e la sua KTM. Il #13 è perfetto nel corso dell’ultimo giro e nulla può Tony Arbolino, che deve invece guardarsi a sua volta le spalle da Albert Arenas e Jaume Masia. Con questa vittoria, Vietti conquista la 3° posizione nel mondiale a -16 da Albert Arenas (119 punti contro 135 dello spagnolo). Quello che più si deve sottolineare è la maturità che Celestino Vietti riesci a guadagnare gara dopo gara. Se il 2018 è stato l’anno della scoperta e dell’esplosione – con quattro gare in sostituzione dell’infortunato Niccolò Bulega concluse con tre piazzamenti a punti ed un podio a Philip Island – ed il 2019 è stato l’anno del primo mondiale completo e delle prime difficoltà – sebbene i risultati non siano mancati -, il 2020 è l’anno della consacrazione del pilota piemontese, probabilmente uno dei talenti più cristallini dell’intera Academy e del motociclismo italiano. Quello che impressiona non è tanto la velocità in pista di Vietti, quanto la lucidità e la maturità in scelte e strategie che raramente si ritrovano in un ragazzo di 19 anni – comunque messo nella condizione di dare il massimo grazie al lavoro del suo team.

Arenas si riprende la vetta

Il 23enne di Girona ritorna sul podio dopo quattro gare in cui sembrava essere davvero in difficoltà. L’ultima apparizione nel parco chiuso del pilota spagnolo era stata in occasione del GP d’Austria in cui il #75 aveva vinto e sembrava potere conquistare in carrozza il titolo 2020. In realtà, dopo un 4° posto nel GP di Stiria, Arenas era incappato in una caduta a Misano 1, in un 5° posto a Misano 2 ed in un’ennesima caduta a Barcellona – centrato da John McPhee -, risultati che gli avevano fatto perdere la vetta della classifica ai danni del giapponese Ai Ogura. Questa gara è stata il colpo di reni che tutti si aspettavano da un pilota che nel corso della prima metà della stagione era riuscito a mostrare una lucidità ed un controllo delle situazioni di gara tali per cui sembrava che nessuno potesse essere in grado di inserirsi realmente nella lotta per il titolo. Nonostante le difficili condizioni meteo, il #75 ha saputo rimanere saldamente nel gruppo dei primi, non prendendosi rischi eccessivi e conquistando un 3° posto che è oro considerando la 9°  posizione del rivale giapponese. L’unica nota negativa è che davanti a lui si sono piazzato Celestino Vietti e Tony Arbolino che – gara dopo gara e risultato dopo risultato – si stanno rivelando i veri contendenti al titolo del pilota spagnolo.

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Tatsuki e Paolo

Il weekend di rientro del pilota giapponese dopo l’infortunio alla mano rimediato a Misano non è stato dei migliori, con alcuni acciacchi fisici che non gli hanno permesso di dare il massimo e con una caduta che fa sfumare quasi sicuramente il sogno mondiale. Tuttavia, il fine settimana francese è stato anche quello della conferma del rinnovo tra Tatsuki Suzuki e Paolo Simoncelli, che rimarranno insieme ancora per un altro anno in Moto3 con l’obiettivo di portare a casa il titolo iridato. Nonostante avesse avuto alcune offerte per passare in Moto2, il 23enne giapponese ha preferito rimanere per un’altra stagione nella squadra fondata dal papà di Marco Simoncelli e guidata tecnicamente da Marco Grana, dando maggiore peso al rapporto costruito con Paolo piuttosto che all’opportunità importante di un salto di categoria. È ormai noto, infatti, il legame empatico particolare e personale di Tatsuki Suzuki e Paolo Simoncelli: Tatsuki ha trovato in Paolo un punto di riferimento che potesse sostituirsi alla sua famiglia che vive lontana in Giappone mentre Paolo sembra avere trovato nei modi un po’ trasparenti, schietti, ingenui e sinceri di Tatsuki una parte del suo adorato Marco. I due hanno imparato ad intendersi e capirsi, costruendo un vocabolario verbale e non tutto loro, fatto di scappellotti, proverbi in romagnolo e promesse alla vecchia maniera. È questo quello che più o meno è successo anche queste settimane, con Paolo che aveva suggerito a Tatsuki di essere favorevole ad un suo passaggio in Moto2 e con Tatsuki che aveva promesso a Paolo di salire di categoria solo se avesse trovato un team per cui ne valeva la pena. E alla fine, Tatsuki è andato da Paolo dicendogli semplicemente: “Paolo, voglio rimanere con te un altro anno”. Probabilmente Paolo gli avrà dato uno scappellotto in testa. Insomma, si saranno capiti.

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