Avrebbe potuto essere una storia dal sapore dolcissimo quella di Nicola Dutto, primo pilota paraplegico della storia ad affrontare in moto la Dakar, ed invece si è conclusa con il gusto amarissimo della sconfitta e della beffa.
Per il pilota cuneese e per i suoi tre “ghost rider” incaricati di fornirgli supporto in caso di eventuali difficoltà, infatti, l’avventura tra le sabbie del Rally Raid più famoso del mondo è finita ieri mattina, quando il Direttore di Gara ha comunicato al team che tutti e 4 i piloti sarebbero stati esclusi dalla competizione. Una decisione che ha avuto l’effetto di una doccia fredda, di una doccia letteralmente gelata, su tutti i componenti della spedizione. Ed una decisione che, alla luce di quanto accaduto nel corso delle ore precedenti e successive, è destinata a far discutere parecchio.
Andiamo con ordine. Nel corso della quarta giornata della Dakar, durante la prima parte della temibile tappa Marathon, la moto di Victor Rivera – uno dei “ghost rider” di Dutto – inizia ad accusare problemi tecnici. La spedizione del pilota cuneese si ferma, prova a riparare il guasto sul mezzo di Rivera, ma non c’è nulla da fare: si dovrà continuare senza di lui. Passano però poche decine di km ed è la moto di Juan Villarubia – un altro dei “ghost rider” dell’italiano – a fare le bizze, mettendo così il pilota italiano di fronte ad una decisione: proseguire lungo il tragitto della speciale potendo fare affidamento su una sola “spalla” oppure trarsi fuori dal percorso cronometrato e raggiungere su una superficie più comoda il bivacco così da tentare di riparare quantomeno la singhiozzante moto di Villarubia.
Il regolamento della Dakar, infatti, mette a disposizione di ciascuno dei partecipanti una sorta di jolly che può essere utilizzato una sola volta per tutto l’arco della competizione: in caso di necessità – e pagando ovviamente una corposa penalità in termini cronometrici – si può decidere di abbandonare il tragitto della prova speciale per transitare su strade tradizionali, in modo tale da poter arrivare più in fretta e con meno problemi in un punto di controllo dove tirare il fiato e riparare eventuali problemi tecnici.
Nicola Dutto la scelta la prende nell’arco di pochissimi secondi: “Non rischio la mia vita e quella dei miei compagni decidendo di affrontare la speciale con un solo ‘ghost rider'”, dirà poi il cuneese in un video postato su Facebook dal quale traspare tutta la sua rabbia, il suo dolore e la sua delusione. Alla richiesta di Dutto la Direzione Gara risponde con celerità, dando indicazioni sul da farsi: i tre piloti non dovranno più percorrere la speciale, ma dovranno limitarsi a bypassare il tratto tra il CP2 ed il CP3. Una volta arrivati al CP3 non dovranno far altro che timbrare al controllo orario, e poi potranno liberamente dirigersi al bivacco. L’operazione sembra semplice. Tuttavia i tre, per premura, chiedono conferma circa la procedura da seguire. Dalla Direzione Gara sono certi: è questo il procedimento consentito dal regolamento, non ci sono dubbi di sorta. Non vi resta che prendere la strada asfaltata e muovervi verso la fine della tappa, si sente dire Dutto al telefono.
Non era vero. Per Etienne Lavigne infatti, Direttore di Gara della Dakar, quelle istruzioni sono sbagliate: Dutto e i suoi due compagni di avventura hanno infranto il Regolamento, e per questo devono essere squalificati. A nulla servono le telefonate accorate ai Commissari di Gara ed i tentativi di spiegazione dati dal cuneese e dal suo team a Lavigne, il verdetto è unico ed irrevocabile: tutti e tre i piloti – più il già ritirato Rivera – sono esclusi dalla Dakar 2019.
Il boccone, per chi ha dedicato gli ultimi due anni della propria vita alla preparazione per questa gara, sarebbe stato già difficilissimo da mandare giù così, senza che fosse necessario aggiungere altro. E invece, non contenti, gli organizzatori della Dakar hanno deciso di spargere sale sulla ferita ancora aperta quando si sono accorti che Nicola Dutto ed i suoi due compagni non erano stati gli unici piloti a seguire quella procedura definita “irregolare” da Lavigne: le informazioni sbagliate erano state date anche ad altri concorrenti, e non potevano dunque essere frutto di un’invenzione del cuneese e del suo team.
A quel punto, in maniera quasi grottesca, è arrivato il dietrofront della Direzione Gara: Dutto ed i suoi due “ghost rider” sono stati dichiarati nuovamente in corsa, come testimonia questo trafiletto inserito al mattino tra quelli che danno aggiornamenti live sull’andamento della corsa. La notizia sarebbe stata sicuramente accolta con giubilo dal 49enne di Cuneo, se non fosse stato che sia lui che il suo team…fossero ormai già ripartiti da tempo dal bivacco, cercando di lasciarsi alle spalle una delusione ed una rabbia che invece li ha raggiunti per convincerli, molto probabilmente, a non tornare mai più.