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La PanDAKAR si racconta: ecco la prima settimana di Dakar vista con gli occhi di Verzeletti





Sarà per quel suo aspetto da Davide in mezzo a tanti Golia. Sarà per i cerchi giallo fosforescenti che fanno a pugni con quella livrea grigio “camo”. Sarà perché, in fondo, è una Panda. Sarà perché sarà, fatto sta che quest’anno gli Hilux, le 3008 DKR, le MINI, le KTM, le Honda e le Yamaha devono dividere i riflettori dei media con il veicolo #356 della Dakar 2017: la PanDAKAR. La piccola vettura, gestita dal team Orobica Raid ed affidata al duo tutto italiano formato da Giulio Verzeletti – il pilota – ed Antonio Cabini – il navigatore -, è sopravvissuta alla prima settimana di una Dakar che, finora, si è rivelata tra le più dure della storia recente.

Il doppio giorno di riposo, quello forzato nel corso del Day 6 a causa del meteo e quello ufficialmente previsto per il Day 7, ha permesso all’equipaggio sia di riposarsi un po’ dopo aver trascorso delle giornate difficili ed insonni sia di tirare le somme di quella che è stata la prima settimana di gara per la Panda più tifata degli ultimi anni. Ovviamente, viste le differenze prestazionali con i veri e propri mostri che dominano la Classifica riservata alle auto, l’obiettivo dell’Orobica Raid non è la vittoria, quanto la bandiera a scacchi di Buenos Aires. Ricordiamo infatti che non è la prima volta che una Panda preparata prende parte ad una Dakar, ma in tutte le partecipazioni precedenti l’arrivo è stato solamente un miraggio a causa di problemi tecnici che hanno fermato l’avanzata della derivata dalla piccola di Casa Fiat.

Ma Verzeletti e Cabini sono fiduciosi, soprattutto perché, in un’intervista rilasciata a Motorsport.com, hanno raccontato di come già siano riusciti a superare parecchie insidie che la Dakar 2017 ha messo davanti al cammino della PanDAKAR e dell’Unimog Mercedes che segue come un’ombra la #356 per fornire assistenza rapida in caso di bisogno.

I primi due giorni sono andati bene – ha dichiarato Verzeletti – “solamente verso la fine del Day 2 abbiamo avuto qualche difficoltà quando abbiamo colpito un sasso che ci ha piegato un braccetto dello sterzo. Facendo particolare attenzione, tuttavia, siamo comunque riusciti a finire la Speciale senza grossi problemi. Ed infatti, nel corso delle prime due tappe, la PanDAKAR superava tutti i WayPoint con regolarità, seppur al suo ritmo. E’ stato il Day 3 quello che più ha messo in apprensione i supporters della piccola Fiat, visto che dopo il terzo WayPoint (sui 9 complessivi del percorso che portava da San Miguel de Tucuman e San Salvador de Jujuy) se ne sono perse totalmente le tracce per parecchie ore.

E’ lo stesso Verzeletti a spiegare cosa sia accaduto alla piccola PanDAKAR: “La tappa era difficile, e poi ci sono andate storte un po’ di cose. Al km 22 della Speciale, quindi proprio all’inizio, si è staccata una ruota dalla Panda, forse a causa delle tante buche e del tracciato sconnesso che hanno tranciato le colonnette. Abbiamo rimontato la ruota togliendo un dado da tutte le altre, ma i primi 70 km della tappa hanno praticamente distrutto l’auto. La gomma divelta non è infatti stata l’unico problema da affrontare e risolvere in quel Day 3 difficilissimo. “Poi” – prosegue Verzeletti – abbiamo rotto un braccetto dello sterzo ed infine la coppa dell’olio, perché si era infilata talmente tanta sabbia tra la coppa e la lama della paratia che un sasso che ci ha colpiti ha praticamente sfondato tutto. Abbiamo dovuto lavorare parecchio, e siamo stati fortunati ad avere il supporto della nostra assistenza veloce”.

Ecco spiegato il perché dell’arrivo al bivacco di San Salvador de Jujuy addirittura alle 07:30 del giorno successivo alla partenza, con la Direzione Gara della Dakar ha permesso all’Orobica Raid di lavorare per qualche ora in più sulla PanDAKAR – a fronte ovviamente di alcune penalità extra – per permetterle di essere pronta alla partenza prevista per le 11:00. Dopo un Day 3 a tratti terrificante, la tappa che avrebbe portato i partecipanti alla corsa da San Salvador de Jujuy a Tupiza si profilava difficile a causa dei fiumi, sempre più tumultuosi per via delle piogge che avevano cominciato a lambire l’area interessata dalla Dakar. “Quel giorno” – spiega ancora Verzeletti – “all’inizio della Speciale avevano dei dubbi sul lasciarci entrare o meno, perché i fiumi si stavano ingrossando. Alla fine ci hanno testualmente detto: ‘Decidete voi, a vostro rischio e pericolo’. Forse un equipaggio “normale”, dopo non aver chiuso occhio da più di 24 ore e dopo essere stato costretto a correre a tappe forzate una corsa massacrante, si sarebbe tirato indietro. Ma l’equipaggio della PanDAKAR non può definirsi “normale” e, soprattutto, è italiano. E quindi Verzeletti e Cabini non ci hanno pensato due volte: “A quel punto, ovviamente, noi siamo entrati”. Eroici.

E i risultati hanno poi dato ragione alla piccola Panda, che ha infatti raggiunto il traguardo di tappa alle 22:30 senza particolari patemi d’animo. Poi, appunto, i due giorni di pausa che hanno permesso all’intero team di tirare un po’ il fiato dopo una settimana che, seppur difficoltosa, può certo definirsi positiva. “Tutto sommato sono contento” – ha infatti concluso Verzeletti – “siamo arrivati fin qui e la macchina non si è rotta in maniera eccessiva. Ci sono i segni di qualche botta presa sulle dunette o per via delle pietre, ma quelli sono esteriori. Per il resto va tutto bene e siamo pronti a ripartire“.

Al Team Orobica Raid va il supporto di tutta la nostra redazione. Avanti ragazzi, Buenos Aires vi aspetta. 





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Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow