Quella tra Roma e le corse automobilistiche è una storia d’amore che dura da più di un secolo. Dal primo Gran Premio di Roma alla Formula E, da Monte Mario all’EUR, passando per una serie di categorie e di circuiti diversi, con anche alcuni tentativi di ingresso nel calendario più importante, quello della Formula 1.
Gli albori
Il primo dopoguerra fu la cosiddetta età dell’oro per le corse automobilistiche, specialmente in Italia. Certo, in Sicilia la Targa Florio era già nata nel 1906, ma fu intorno agli anni 20 che il fenomeno iniziò ad espandersi. Mentre a Monza nel 1922 fu inaugurato il primo autodromo permanente, in diverse città italiane iniziarono a sorgere una moltitudine di circuiti cittadini: Livorno, Brescia, Pescara, Perugia, tutte città, insieme a tante altre, che avevano iniziato ad utilizzare le loro strade per farci correre i bolidi più veloci del mondo. E, ovviamente, la capitale non poteva essere da meno: nel 1925, dopo che negli anni precedenti si erano corse alcune cronoscalate (come quella da Vermicino a Rocca di Papa – Madonna del Tufo) si decise che anche Roma avrebbe avuto il suo Gran Premio, e il 22 febbraio di quell’anno nell’Urbe si accesero i motori di quello che fu il primo appuntamento stagionale. Venne adottato il regolamento della Formula Libre, ossia in sostanza poteva iscriversi qualsiasi tipo di auto.
Il primo tracciato utilizzato per il Reale Premio di Roma fu un circuito di 10.6 km posizionato nella zona Monte Mario, intorno a dove oggi sorge lo Stadio Olimpico: questo andava dal Trionfale alla Cassia, passando per la Camilluccia, fino a tornare sul traguardo, in viale delle Milizie costeggiando il Tevere nei pressi di Ponte Milvio. In una gara lunga più di 400 km ad una media di 97 km/h (il che vuol dire quasi cinque ore), e resa più complicata dalle piogge che avevano colpito Roma nei giorni precedenti e che avevano reso il percorso totalmente infangato, ad imporsi fu Carlo Masetti con la Bugatti Tipo 35. Anche nei successivi tre anni a vincere fu la casa francese, ma alcuni lavori al collettore del Tevere spinsero gli organizzatori a cambiare località: nel 1926 e nel 1927 si corse in due layout differenti nella zona di Valle Giulia, nel quartiere Parioli, e a vincere furono Aymo Maggi e Tazio Nuvolari, mentre dal 1928 si corse in località Tre Fontane, dove oggi sorge il quartiere EUR. Proprio questo quartiere tornerà spesso nel corso di questa storia. In questo caso, la gara fu vinta dal monegasco Louis Chiron.
Nel 1928, intanto, si era passati a correre con il regolamento Grand Prix, le vetture antenate della Formula 1. E questo portò un vantaggio alle case italiane, che iniziarono a dominare la scena: il 26 maggio 1929 Achille Varzi vinse su un’Alfa Romeo P2, mentre le tre edizioni successive furono un dominio di Maserati, con Luigi Arcangeli, Ernesto Maserati (cofondatore della casa insieme ai fratelli) e Luigi Fagioli. Nel 1931 la sede si era spostata ancora, all’interno dell’aeroporto del Littorio (oggi Urbe): il tracciato, caratterizzato anche da una serie di sopraelevate, può di fatto essere considerato il secondo autodromo permanente italiano dopo quello di Monza. Non ebbe però vita lunga: il Ministro dell’Aeronautica, Italo Balbo, volle dedicare tutta la struttura esclusivamente all’attività aeronautica, e, pertanto, dopo il 1932 la gara non ebbe più luogo, con il circuito che venne bombardato durante il conflitto mondiale.
Il secondo dopoguerra
Ci vollero quindici anni prima che a Roma tornassero i motori. Una volta archiviate la guerra, la caduta del Fascismo e il passaggio alla Repubblica, nel 1947 si tornò a correre nella Città Eterna una gara per vetture sport, rinominata, per ovvi motivi, “Gran Premio di Roma”. Il luogo scelto fu quello delle Terme di Caracalla, non lontano dal Colosseo, un posto decisamente suggestivo e ricco di fascino. E proprio in questo luogo così ricco di storia fu scritta una delle pagine più importanti della storia delle corse: il 25 maggio del 1947, Sandro Cortese ottenne la prima vittoria della storia della Ferrari al volante della 125 S. Cinquant’anni dopo, nel 1997, la Ferrari tornerà proprio qui per festeggiare il proprio mezzo secolo di vita, organizzando una parata con Michael Schumacher ed Eddie Irvine, che sfilarono per le vie della città al volante delle loro F310B. Dopo una pausa nel 1949, dal 1950 al 1952 si corse con vetture di Formula 2, ma a vincere fu sempre il Cavallino Rampante, con Luigi Villoresi, Alberto Ascari e Mario Raffaeli.
Nel 1954 si cambiò ancora location, e si passò al circuito di Castelfusano, un tracciato di 6 km che passava sulla Cristoforo Colombo, non lontano dal lido di Ostia. A correre su questa pista fu nientepopodimeno che la Formula 1, che ci disputò una gara non iridata. La corsa fu vinta dalla Maserati 250 F dell’Argentino Onofre Marimon. Il tracciato era però troppo veloce e pericoloso per quelle vetture (la gara fu vinta ad una media di 175 km/h), e pertanto la F1 decise di non tornarci più. Sullo stesso tracciato si corse anche nel 1956 una gara per vetture sport, vinta sempre dalla Maserati con Jean Behra, ma dopo di che venne usato dalla Polizia di Stato per addestrare gli autisti delle volanti e i motociclisti, tra cui il celebre Maresciallo Armando Spatafora, che utilizzava in servizio una “semplice” Ferrari 250 2+2. E anche questa è una storia che meriterebbe di essere raccontata, magari un’altra volta.
Nel 1951, nel frattempo, a Campagnano di Roma fu costruito il circuito permanente di Vallelunga. Dopo una serie di gare locali, nel 1963 vi tornò la Formula 1, ancora per una gara fuori calendario. La corsa fu vinta da Bob Anderson al volante di una Lola, ma la F1 non tornò più a Vallelunga, anche se il GP di Roma continuò a corrersi negli anni seguenti come gara di Formula 2 prima, e Formula 3000 poi (con una breve parentesi nel 1966, quando corsero delle Formula 3). Fino al 1991 il Gran Premio di Roma rappresentò una classica per la categoria cadetta (anche se nel 1972 fu rinominato Gran Premio della Repubblica Italiana), e qui si imposero diversi piloti che nel tempo sarebbero divenuti famosi: Jacky Ickx, Ronnie Peterson, Emerson Fittipaldi, Patrick Depailler, Vittorio Brambilla, Jean-Pierre Jabouille, Emanuele Pirro, Ivan Capelli e Alessandro Zanardi, il quale vinse proprio l’ultima edizione del 1991.
Il primo tentativo di entrare in F1 negli anni 80
Nella primavera del 1983, sfruttando l’entusiasmo cittadino per la vittoria dello scudetto da parte della Roma, Enzo Ferrari propose al sindaco di Roma, Ugo Vetere, di ospitare un gran premio in un circuito cittadino; ad ottobre dello stesso anno lo stesso Ferrari annunciò di aver raggiunto un accordo tra il Comune di Roma, Bernie Ecclestone e la CSAI per la disputa di un Gran Premio, il terzo in Italia insieme a quelli di Monza e di Imola. Il luogo scelto fu il quartiere dell’EUR, creato per ospitare l’Esposizione Universale nel 1942, e in cui venne ricavato un circuito di circa 3 km “speculare” rispetto all’attuale tracciato in cui corre la Formula E, visto che entrambi girano intorno all’Obelisco Marconi, ma proseguono in direzioni opposte.
Il 14 luglio dell’anno seguente, la FISA pubblicò il calendario per il 1985, e in questo non figurava Roma. La Città Eterna era però posta come riserva del GP d’Europa, previsto a New York (…) e in competizione con Brands Hatch. A dicembre però venne annullato il GP di Dallas, e Roma venne inserita ufficialmente nel calendario il 13 ottobre come tappa del GP d’Europa. Il 14 febbraio la FISA, dopo aver effettuato alcune modifiche, promosse il circuito. Quando tutto sembrava pronto, però, arrivò il colpo di scena: alcuni gruppi ambientalisti protestarono violentemente, e questo spinse il Consiglio Comunale a tirarsi indietro. Il Gran Premio di Roma, così, salta, e il GP d’Europa viene disputato a Brands Hatch, per una gara che, col senno di poi, divenne anche decisiva per l’assegnazione per il titolo ad Alain Prost. Chissà che pubblicità sarebbe potuta essere…
Il secondo tentativo negli anni 2010
Venticinque anni dopo il tentativo fallito degli anni 80, a Roma si tornò a parlare di Formula 1. Stavolta l’ipotesi pare però più concreta, tanto che il 14 maggio del 2009 viene presentato ufficialmente il progetto in Campidoglio, e Bernie Ecclestone registra il marchio “Gran Premio di Roma”. Il luogo deputato è sempre il quartiere dell’EUR, ma stavolta dal lato opposto rispetto all’Obelisco Marconi, con la pista che ricalca abbastanza fedelmente quella che verrà poi impiegata dalla Formula E. Dopo un’ipotesi di ingresso nel 2011, il 22 dicembre 2009 Ecclestone annuncia ufficialmente al Times che Roma entrerà in calendario nel 2012, con un accordo di sette anni, quindi fino al 2018, con un’opzione per i successivi cinque. Promotore dell’evento è Maurizio Flammini, ex pilota di Formula 2 che, con la Flammini Group Sport, organizza il mondiale Superbike.
C’è però un problema: non è chiaro se questa gara sarà in coabitazione con o in sostituzione di quella di Monza. E l’ipotesi di perdere la Formula 1 fa arrabbiare abbastanza la Lega Nord, che, governando la Lombardia, non vuole ovviamente vedersi privata di una delle più importanti vetrine internazionali per la propria regione. Così, mentre in Parlamento si propone un emendamento al decreto sull’emergenza in Abruzzo conseguente al terremoto de L’Aquila, in cui vengono dichiarati beni architettonici da preservare i monumenti dell’EUR (che, tradotto, vuol dire che le auto non ci possono correre intorno), il sindaco di Monza Marco Mariani afferma testualmente che questo “è l’ultimo atto di arroganza di una capitale parassita che da 2000 anni vive togliendo l’ossigeno alle altre città”, lamentandosi poi del fatto che il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi (lombardo e alleato con la Lega al Governo) non si sia esposto a difesa del circuito brianzolo. Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e il Presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, provano a calmare le acque, assicurando che Roma non sostituirà Monza, ma Formigoni precisa che in caso bisognerà scegliere, la priorità sarà data a Monza. Il 10 settembre 2010, in occasione del GP d’Italia, Flammini assicura che l’accordo trovato con Ecclestone prevede una coabitazione con Monza.
Sembra fatta. Ma a questo punto entra in scena il personaggio che non ti aspetti, ossia quella stessa Ferrari che nel 1947 aveva trovato a Roma la sua prima “Gioia Terribile”. Luca Cordero di Montezemolo propone un vincolo di una sola corsa per nazione, mettendo di fatto in crisi le chance della capitale, nonostante a dicembre Stefano Domenicali dichiari che comunque “la scelta spetta ad Ecclestone”. Ironico che, lo stesso Domenicali, anni dopo spingerà per avere tre GP negli USA. Ma questa è un’altra storia.
Ma di fatto finisce qui. Nonostante la CSAI avesse dato l’ok per l’organizzazione della gara, il 13 gennaio Ecclestone dichiara che con il limite dei GP fissato a venti è impossibile avere due gare in Italia. L’unica soluzione sarebbe alternare il Gran Premio di Roma con quello di Monza, ma questo non succede, e sfuma definitivamente l’ipotesi della Formula 1.
L’epilogo: l’E-Prix di Roma di Formula E
Eliminata del tutto la possibilità di avere la Formula 1, nel frattempo in un ristorante parigino il presidente della FIA Jean Todt, un ex membro del Partito Popolare Europeo, Alejandro Agag, e l’attuale Ministro degli Esteri Antonio Tajani gettano le basi per quello che sarà la Formula E, il primo campionato totalmente elettrico. L’anno successivo, proprio a Roma viene presentato il primo prototipo che di fatto annuncia il campionato, e la Caput Mundi viene anche messa nelle prime bozze di calendario, ma non se ne fa niente. Bisognerà attendere tre stagioni prima che, nel giugno 2017, la sindaca Virginia Raggi annunci ufficialmente l’ingresso di Roma nel calendario della serie elettrica. Alla fine è un buon compromesso: l’idea di strappare la Formula 1 a Monza, considerando anche la presenza di altri tre circuiti di Grado A in Italia (Imola, Misano e Mugello) sarebbe stata abbastanza utopica, ma così Roma ha da un lato un evento di rilevanza internazionale, più vicino anche ad una parte di Paese troppo distante da Monza o Imola, e dall’altro, siccome il format della Formula E è più ristretto, questo permette anche di bloccare di meno la città.
La prima gara si disputa il 14 aprile 2018, e viene vinta da Sam Bird. Il circuito è sempre nel quartiere EUR, e inizialmente è lungo 2860 metri e passa sulla Cristoforo Colombo e davanti il Roma Convention Center; dopo la mancata edizione del 2020 a causa della pandemia, questo si evolve in un circuito di 3385 metri per tre motivi: in primis, per l’aumento delle prestazioni delle monoposto; secondo, per evitare di bloccare il traffico sulla Cristoforo Colombo; e, terzo, perché nel 2021 il Roma Convention Center, che prima veniva usato come paddock e area fan, è usato come hub vaccinale, e pertanto deve essere lasciato libero. Finora, il pilota più vincente a Roma è Mitch Evans, che si è imposto tre volte nella capitale: un record, se si pensa che anche nelle precedenti edizioni del Gran Premio di Roma, tra tutte le categorie, nessuno avesse vinto più di due volte.