Nessuna pausa per la Indycar, che dopo il Music City GP di Nashville torna subito in pista sul circuito stradale di Indianapolis, per il Gallagher GP. Sarà la seconda gara disputata nell’infield inaugurato nel 2000, la terza nel circuito dell’Indiana comprendendo anche la Indy 500. Ecco tutto quello che c’è da sapere sulla gara di Indianapolis.
Il circuito
Il tracciato di Indianapolis, inaugurato nel 1911, è il più antico del mondo per quanto riguarda i circuiti permanenti. Per quanto riguarda il suo road course, questo è stato progettato da Hermann Tilke e inaugurato nel 2000, con l’intento di riportare la Formula 1 negli Stati Uniti dopo nove anni. Qui la categoria regina del motorsport corse otto edizioni, e il circuito dell’Indiana divenne di fatto un feudo di Michael Schumacher, che si impose cinque volte (2000, 2003, 2004, 2005 e 2006). A vincere furono anche Hakkinen (2001), Barrichello (2002, con vittoria ottenuta per appena 11 millesimi su Schumacher) e Hamilton (2007). Tuttavia, l’edizione più ricordata è sicuramente quella del 2005, quando i problemi causati dalle gomme Michelin nell’ultima curva, quella che riprende l’ovale, portarono all’abbandono volontario di sette team, tutti quelli che montavano le gomme francesi. Tra le proteste del pubblico, a vincere una gara con soli sei corridori fu Schumacher, davanti a Barrichello e ad un incredulo Tiago Monteiro sulla Jordan, probabilmente l’unico felice quel giorno. Quella gara fu un punto di svolta: se da un lato la Michelin dopo il 2006 lasciò la Formula 1, dall’altro nelle due edizioni successive il circuito di Indianapolis ebbe un danno immenso di pubblico, e alla scadenza del contratto nel 2007 uscì dal calendario. Piccola nota di colore: la prima gara della storia sul road course fu vinta da Bernd Maylander, l’attuale pilota della Safety Car in F1, che si impose nella Porsche Supercup nel 2000, con la categoria che era a supporto della F1.
Dopo la parentesi F1, iniziarono a correre diverse categorie, e nel 2014 vi approdò anche la Indycar. In quell’edizione, tra l’altro, venne anche provata la partenza da fermo, poi scartata. Tradizionalmente collocato a inizio maggio, il GP di Indianapolis è di fatto un antipasto della Indy 500, visto che comunque i team e i piloti sono già sul circuito per i test in preparazione alla gara. Dal 2020, infine, per far fronte ad un calendario ridotto causa pandemia, l’appuntamento è stato raddoppiato, e la Indycar disputa una seconda gara a Indianapolis verso il finale di stagione, in concomitanza con la Brickyard 400 della Nascar Cup Series.
Tornando alla pista, questa misura 3.925 km (2.439 mi), ruota in senso orario (opposto a quello dell’ovale) e andrà percorso dai piloti per 85 volte, un totale di 333.625 km (207.305 mi). Caratteristica principale è ovviamente la presenza del banking in curva 14, ossia la curva 1 dell’ovale, che permette di portare molta velocità fino alla staccata di curva 1, ossia il punto più indicato per i sorpassi. Per il resto è caratterizzata da una serie di curve a 90 gradi e non ha una variazione altimetrica degna di nota (o meglio, essendo ricavato in un ovale, non ce l’ha proprio). Il record ufficiale della Indycar del road course di Indianapolis risale addirittura al 2017, quando Scott Dixon girò in 1:09.3888 in gara. Nello stesso anno venne fatto segnare anche quello in qualifica, appartenente a Will Power, in 1:07.7044. Nel Gallagher GP dello scorso anno vinse Alexander Rossi, che interruppe un digiuno di circa tre anni dall’ultimo successo. L’ultimo a vincere è stato Alex Palou, che a maggio vinse il GMR GP. Per quanto riguarda l’albo d’oro, il più vincente a Indianapolis è Will Power, che ha vinto nel 2015, nel 2017, nel 2018 e il Gallagher GP nel 2021. Segue Pagenaud a 3 successi, mentre si sono imposti qui anche VeeKay, Herta, Rossi e Palou.
La gara sarà verosimilmente improntata principalmente sulle tre soste, ma occhio al meteo, che potrebbe scombinare le carte: è prevista infatti una pioggerellina, forse non abbastanza da rendere la pista allagata, ma quanto basta per rovinare le strategie. I piloti ritroveranno le gomme morbide tradizionali a banda rossa, invece che quelle al guayule a banda verde utilizzate a Nashville e negli altri cittadini. A proposito di strategie, il Push to Pass sarà disponibile per 200 secondi, con un massimo di attivazione di 20 secondi per volta.
Situazione in campionato
Il podio di Nashville, l’ottavo stagionale, ha consentito ad Alex Palou di allungare il suo vantaggio in classifica, che adesso ammonta ad 84 punti. Rispetto ai suoi 513 punti, il suo più diretto inseguitore, Josef Newgarden, ne ha 429, e con quattro gare alla fine la lotta per il titolo sembra oramai chiusa, a meno di incredibili colpi di scena. A complicare le cose per Newgarden, c’è da ricordare che l’ultima gara qui a maggio è stata vinta proprio da Palou, che arriva così in Indiana con una situazione ancora più da favorito. Alle spalle di Newgarden segue Scott Dixon con 387 punti, mentre si è avvicinato Scott McLaughlin grazie al secondo posto di Nashville, adesso a quota 371 e davanti a Marcus Ericsson, a 357.
Gli orari
Tutte le sessioni di prove e di qualifica, nonché tutte le sessioni della Indy NXT, del Gallagher GP della Indycar a Indianapolis saranno visibili sul sito IndycarLive.com. La gara sarà invece trasmessa su Sky Sport F1. Occhio, perché si correrà di sabato sera.
Venerdì 11 agosto
- 15.00 – 16.30 -> FP1
- 18.30 – 20.00 -> Qualifiche
- 22.00 – 22.30 -> Final Practice
Sabato 12 agosto
- 20.20 – 23.00 -> Gallagher GP (80 giri, diretta su Sky Sport F1)