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Indycar: masterclass di Dixon a Detroit in una gara con ben 8 Caution!





Scott Dixon vince il GP di Detroit della Indycar con la più classica delle economy run. Il pilota di Ganassi chiude davanti a Marcus Ericsson, con Andretti, e Marcus Armstrong, con Ganassi.

Scott Dixon Indycar GP Detroit
© Penske Entertainment

È sempre Scott Dixon. Quando c’è da gestire il carburante, quando la gara diventa caotica, quando nessuno capisce cosa fare, il Dixon-segnale si staglia sui circuiti del Nordamerica. Il pilota neozelandese ottiene la sua 58esima vittoria in carriera in Indycar in un GP di Detroit che definire caotico sarebbe poco: otto Caution, sei diversi piloti in testa e ben quindici cambi di leadership. Così, grazie alle infinite neutralizzazioni mette in scena l’ennesima masterclass strategica: con uno stint finale di ben 43 giri (la durata prevista per il carburante era di 35 passaggi) il pilota di Ganassi sigla un altro capolavoro, balzando in testa alla classifica.

Non ce l’ha fatta Marcus Ericsson a raggiungere Dixon, nonostante nel finale fosse chiaramente messo meglio con il carburante. Terzo è invece un ottimo Marcus Armstrong, al primo podio in carriera, fondamentale per la vittoria di Dixon grazie ad un eccellente lavoro di difesa nei confronti del suo compagno di squadra.

La gara è stata pesantemente condizionata dalle Caution, ben 8, causate dalla natura stretta e angusta della pista. A farne le spese sono stati diversi big: solo sedicesimo Alex Palou per via di un contatto con Josef Newgarden, ventiseiesimo, mentre Colton Herta, partito dalla pole, è stato prima penalizzato dalla strategia, per poi finire fuori le barriere nella foga di recuperare.

La griglia di partenza

In qualifica ad ottenere la pole è Colton Herta, alla dodicesima partenza al palo della carriera. Il californiano di Andretti parte accanto al campione in carica Alex Palou, mentre in seconda fila si schierano il vincitore della Indy 500 Josef Newgarden e il suo compagno in Penske Scott McLaughlin. Chiudono la top 6 Scott Dixon e Kyle Kirkwood, quest’ultimo il quale si è visto cancellare i due migliori tempi nella Fast 6 per aver provocato una bandiera rossa. Ottimo settimo Theo Pourchaire con la McLaren, seguito da Will Power, Marcus Ericsson e Santino Ferrucci. Ecco di seguito i risultati delle qualifiche.

Detroit GP Indycar

Cronaca della gara

La gara parte sotto un cielo coperto di nubi e con la minaccia della pioggia, che ha colpito Detroit nella mattinata e rischia di tornare. Tra i primi dieci, sette piloti optano per le gomme dure, mentre montano le morbide Palou, Kirkwood e Pourchaire.

Al via Herta mantiene subito la testa della corsa, mentre a centro gruppo Pourchaire tocca Power, che si gira alla prima curva. Il pilota di Penske crea un ingorgo che blocca ben cinque macchine, causando subito la prima Caution della giornata. Alcuni piloti ne approfittano per rientrare ai box e cambiare le gomme, passando così su una strategia diversa.

Si riparte nel giro 4/100, e Kirkwood sfrutta le gomme morbide per passare Newgarden e salire in quarta posizione. Lo stesso fa Lundgaard poco più dietro, che supera O’Ward, Dixon e lo stesso Newgarden. Chi invece non soffre la differenza di gomme è Herta, che nonostante usi le hard contro le soft di Palou riesce a difendersi bene dallo spagnolo, andando anche ad allungare. Lo spagnolo sembra accusare dei problemi, e inizia a sprofondare nel gruppo senza alcuna possibilità di difendersi. Il calvario dura fino alla fine del giro 11, quando rientra ai box per sostituire le gomme usate per montare un altro set di morbide nuove.

In tutto questo Herta ha portato il suo vantaggio su McLaughlin a circa quattro secondi, mentre seguono Kirkwood, Lundgaard e Newgarden. Poche tornate dopo anche Lundgaard inizia ad entrare in crisi con le soft, perdendo la posizione su Newgarden. Il danese ha però un colpo di fortuna, perché proprio mentre entra ai box nelle retrovie Ferrucci tampona Castroneves, il quale a sua volta viene preso da Simpson. Ferrucci prosegue senza problemi, mentre gli altri due rientrano ai box per diversi giri. Tutto questo provoca l’ingresso di una seconda Caution, con Lundgaard che ha potuto effettuare il pit stop senza problemi. Alla riapertura della pitlane rientrano Ferrucci, Lundqvist, Palou (di nuovo), O’Ward e Vautier (che torna in Indycar sulla #51 di Dale Coyne), con Lundgaard che si ritrova in P15 e primo pilota con un pit stop effettuato.

Si riparte al giro 22/100, e Herta mantiene la prima posizione senza problemi, prendendo un buon margine su McLaughlin. La situazione resta abbastanza in stallo fino al giro 30, quando Pourchaire, settimo, è il primo del gruppo di testa a rientrare ai box, montando un altro set di dure, appena pochi giri prima che McLaughlin, secondo, vada incredibilmente contro le barriere, provocando l’ingresso di una terza Caution. Tutti quelli che dovevano rifornire entrano ai box, e va malissimo a Newgarden, perché accusa un problema al bocchettone e scivola in fondo al gruppo. Lundgaard, Palou, Canapino, Power, Rosenqvist, O’Ward e Lundqvist, i quali hanno anticipato il pit stop, si ritrovano davanti a tutti.

Appena dopo che tutti hanno effettuato il pit stop arriva il colpo di scena: incredibilmente arriva la pioggia al giro 36, e provano ad approfittarne O’Ward, Pourchaire, Newgarden, Fittipaldi e Rahal, che rientrano a montare le gomme da bagnato. Al giro seguente è il turno di Palou, Canapino, Herta, Rosenqvist e Lundqvist, mentre gli altri, ossia Lundgaard, Kirkwood, Power, Dixon, Ericsson, Grosjean e VeeKay, restano con le slick. La pioggia non è particolarmente intensa, e questi piloti provano a giocarsela sul fatto che la pista potrebbe rimanere asciutta.

Si riparte al giro 41, e Kirkwood brucia Lundgaard per la testa della corsa. Subito alla prima curva c’è un contatto tra Power e VeeKay, con l’olandese che stalla. Ancora una volta viene chiamata in causa la Pace Car, e quasi tutti rientrano ai box per rimontare le gomme slick, siccome in effetti la pioggia non è stato per niente intensa. Anche Lundgaard, che aveva già le gomme d’asciutto, decide di rientrare per parificare la sua strategia con gli altri. Kirkwood resta quindi in testa alla corsa davanti a Dixon, Ericsson, Grosjean, Rossi (che ha cambiato le gomme prima che uscisse la Pace Car precedente), Armstrong e Vautier.

Al giro 46/100 c’è l’ennesima ripartenza, e Rossi brucia subito Grosjean per la P4. Subito dietro Herta, per la foga di recuperare, tenta un attacco disperato all’interno su Palou, ma va lunghissimo, tocca Vautier e prende le barriere. Siamo alla quinta Caution della gara neanche a metà gara.

L’ennesima ripartenza avviene al giro 52, e anche stavolta la bandiera verde dura appena una curva, con Lundgaard che va lungo e prende in pieno Grosjean, coinvolgendo anche Armstrong e Lundqvist. Sesta neutralizzazione, e ovviamente tutto questo va a vantaggio di Kirkwood, che continua a macinare giri in testa alla corsa, davanti a Dixon, Ericsson, Rossi e Palou. Clamorosa rimonta dello spagnolo finora, che nonostante i quattro pit stop è ancora in lotta per la vittoria. Alla riapertura della pilane provano la carta del pit stop Dixon, Lundgaard, Armstrong, Lundqvist e Vautier.

Giro 60/100 e a Detroit è ancora bandiera verde, e stavolta quasi tutti escono indenni dalla prima curva (anche se Pourchaire allunga la staccata e si tocca con Canapino). Kirkwood con le gomme dure allunga subito su Ericsson, braccato da Rossi e Palou. Il più aggressivo è lo spagnolo di Ganassi, ma prima che possa fare qualcosa nelle retrovie McLaughlin spinge Robb contro le barriere, provocando per la settima volta l’ingresso della Pace Car. Ne approfittano per rientrare quasi tutti, mentre Dixon, Armstrong, Vautier, Newgarden e Power restano fuori, sperando in qualche altra neutralizzazione.

Al giro 70 la corsa riprende, e per l’ennesima volta la gara dura una sola curva, con Newgarden che si tocca con Kirkwood, andando in testacoda e venendo preso in pieno da Palou. Indovinate un po’? Esatto, altra Pace Car, che resta fino al giro 74/100. Dixon prende subito un ottimo margine su Armstrong, mentre Vautier, clamorosamente quarto, inizia a perdere posizioni sugli inseguitori.

Armstrong è secondo, ma è palesemente più lento di Kirkwood. Il pilota statunitense non riesce però a passare il neozelandese, e tutto ciò va a vantaggio di Dixon, che può permettersi di gestire il carburante. Entrambi i piloti di Ganassi alzano il ritmo sperando in una Caution per gestire meglio il carburante, mentre a 12 giri dalla fine Ericsson passa Kirkwood e sale in terza posizione. Lo svedese è potenzialmente quello messo meglio con il carburante, e va a caccia dei due piloti davanti. Il finale è tesissimo, con Dixon in crisi con il bioetanolo (in radio gli comunicano di essere corto di due giri), ma dietro Armstrong lo protegge da Ericsson.

A due giri dalla fine Ericsson si sbarazza di Armstrong, spingendo disperatamente per andare a prendere Dixon, ma è troppo tardi, e nonostante arrivi negli scarichi del suo ex compagno di squadra, alla fine Scott Dixon vince in maniera fantastica il GP di Detroit. Armstrong chiude terzo, mentre la top 10 è completata da Kirkwood, Rossi, Power, O’Ward, Rosenqvist, Ferrucci e Pourchaire, il quale conclude con il volante storto.

Indycar GP Detroit

La classifica della Indycar vede dopo il GP di Detroit Dixon davanti a tutti con 216 punti, con Palou che scivola secondo a 198 e Power a 185. La Indycar tornerà la settimana prossima, sul circuito di Road America.





Tags : gp detroitindycarScott Dixon
Alfredo Cirelli

The author Alfredo Cirelli

Classe 1999, sono cresciuto con la F1 commentata da Mazzoni, da cui ho assorbito un'enorme mole di statistiche non propriamente utili, che prima che Fuori Traiettoria mi desse la possibilità di tramutarle in articoli servivano soltanto per infastidire i miei amici non propriamente interessati. Per FT mi occupo di fornirvi aneddoti curiosi e dati statistici sul mondo della F1, ma copro anche la Formula E (categoria per cui sono accreditato FIA), la Formula 2, la Formula 3, talvolta anche la Indycar e, se ho tempo, anche tutte le varie formule minori in giro per il mondo.