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Akira Toriyama e la F1: Goku, la McLaren e Ayrton Senna





L’1 marzo 2024 è venuto a mancare all’età di 68 anni Akira Toriyama, mangaka creatore, tra le altre cose, di Dragon Ball, opera che con il manga prima, e con l’anime poi, ha accompagnato ragazzi e ragazze per oltre quarant’anni. Il disegnatore giapponese è però stato anche un grande appassionato di motori, e a cavallo tra gli anni 80 e 90 ebbe modo addirittura di arrivare in McLaren, grazie alla crescente passione in Giappone per il team di Woking e per Ayrton Senna.

Goku, Gohan e Bulma intorno alla McLaren MP4-5 di Ayrton Senna del 1990. © Toriyama Akira
Goku, Gohan e Bulma intorno alla McLaren MP4-5 di Ayrton Senna del 1990

È impossibile non aver mai sentito parlare di Dragon Ball. L’opera, che quest’anno compie quarant’anni, è probabilmente il prodotto più famoso del suo genere. In Italia è stato per anni trasmesso su Italia 1 all’ora di pranzo, creando una sorta di culto per i ragazzi che, uscendo da scuola, non potevano non correre a casa per vedere dei cazzotti volare, provando poi (senza successo), a scagliare un’Onda Energetica o a diventare Super Saiyan. Toriyama, tra le altre cose, è stato però un grande appassionato di motori, e questo emerge da molti dei suoi lavori. Figlio del proprietario di un concessionario, Akira Toriyama crebbe infatti circondato da auto e moto, e in molte delle sue opere, sia Dragon Ball, ma anche Dr Slump, apparvero alcuni dei suoi mezzi preferiti, come una Porsche 911 Carrera Cabriolet del 1984. Il suo talento nel disegno emergeva inoltre particolarmente quando si trattava di disegnare mezzi a motore, con una cura dei dettagli quasi maniacale, tanto da chiedersi come sarebbe stata la sua carriera se avesse deciso di dedicarsi all’ingegneria. Non è chiaro quanto Toriyama fosse appassionato di F1, ma non è improbabile che anche lui sia stato travolto dalla popolarità che coinvolgeva Ayrton Senna in Giappone nella seconda metà degli anni 80.

Senna, infatti, è sempre stato molto apprezzato nel Paese del Sol Levante. Tutto risale al 1987, quando la Lotus per cui correva passò dalla motorizzazione Renault a quella Honda. Questo passaggio comportò anche delle più frequenti visite di Senna in Giappone, sia per motivi tecnici che per motivi commerciali, iniziando a farsi conoscere al grande pubblico. Nel 1988 Senna passò alla McLaren, portandosi anche i motori Honda, e quella stagione fu l’apoteosi: la squadra inglese vinse quindici delle sedici gare in calendario (eccetto il GP d’Italia, vinto dalla Ferrari di Gerhard Berger), e la lotta tra il brasiliano e il suo compagno di squadra Alain Prost si protrasse fino alla penultima gara. Penultima gara che, incredibilmente, era proprio il GP del Giappone a Suzuka, in cui il brasiliano mise in scena una delle migliori performance della sua carriera: partito dalla pole, al via rimase quasi piantato, scivolando in mezzo al gruppo. Il pilota della McLaren riuscì però a recuperare, superando Prost e vincendo la gara. Il successo gli valse anche la vittoria del titolo mondiale, il primo della sua carriera, anche grazie alla discussa regola degli scarti, che permetteva di “cancellare” i peggiori risultati nel corso dell’anno, e con cui Senna potè battere Prost nonostante il francese avesse fatto più punti di lui nel complesso. L’anno seguente, la sfida tra Senna e Prost continuò trascinandosi di nuovo fino a Suzuka, quando i due vennero a contatto al termine di un’annata che vide mille polemiche in casa McLaren. A vincere il mondiale fu Prost stavolta, che a fine stagione lasciò la squadra per dirigersi in Ferrari, ma la sfida tra lui e Senna stava infiammando il pubblico e lo sport, il quale stava vivendo quella che ancora oggi è considerata la più grande rivalità sportiva della storia delle corse.

La McLaren, a quel punto, divenne popolarissima in Giappone, che aveva il proprio brand motoristico più famoso, la Honda, dominante in F1 e un Gran Premio, quello di Suzuka, tra i più belli e impegnativi al mondo. L’entusiasmo coinvolse anche la Shūeisha, l’editore della rivista giapponese Weekly Shōnen Jump, in cui ogni settimana veniva pubblicato Dragon Ball, il manga che aveva come protagonista Son Goku, un ragazzino dotato di una coda e di una potenza sovrumana, e ispirato al romanzo classico cinese “Viaggi in Occidente”, con protagonista Son Wukong, chiamato in Giappone, appunto, Son Goku. Shūeisha decise quindi di avviare una collaborazione proprio con la McLaren, arrivando ad apporre il proprio logo sulle vetture di Senna e del suo nuovo compagno di squadra, Gerhard Berger. Non è chiaro quali furono i motivi: secondo alcune teorie, questi risiedono in una coincidenza cronologica. Tra il 1989 e il 1990, infatti, Dragon Ball era arrivato alla Saga dei Saiyan, in cui veniva svelata la natura aliena di Goku, appartenente quindi alla razza dei Saiyan, e in cui veniva introdotto il personaggio di Vegeta. Goku e Vegeta, così diversi tra di loro, diedero vita ad un duello leggendario, e forse questo poteva trovare un parallelismo con il dualismo tra Prost e Senna in F1, che incarnavano due filosofie diverse di intendere le corse. Prost, soprannominato “il Professore”, era famoso per la sua metodicità, con uno stile di guida tranquillo e attendista, con il suo rispetto del mezzo meccanico e con il suo talento nella messa a punto; Senna, chiamato “Magic”, aveva invece una guida più spettacolare, con manovre molto spesso al limite.

Sulla McLaren MP4-5 del 1990, quindi, venne apposto il logo della rivista Weekly Shonen Jump sul musetto. Ma la collaborazione non si fermò lì, perché vennero pubblicate diverse storie a tema F1. Una di queste fu “GP Boy” (scritta da Kunihiko Akai e illustrata da Hirohisa Onikubo), storia pubblicata in due volumi sui numeri #31 e #47 nel 1990, in cui si parlava di un giovane pilota giapponese che entrava a far parte del team di Formula 3 della McLaren. In un’epoca in cui non esisteva ancora il concetto di academy, da un certo punto di vista furono dei precursori. Nella storia comparve anche Senna, con il suo vero nome. Ma, oltre a ciò, Senna fu protagonista di “F no Senkou: Ayrton Senna no Chosen” (“Il lampo della F1: la sfida di Ayrton Senna”), un manga biografico sulla sua carriera scritto da Nishimura Kohyu e disegnato da Nagasawa Katsuhiro e Onikubo Hirohisa.

Dragon Ball F1
La McLaren MP4-5 del 1990. Si nota sul musetto, sotto la scritta GoodYear, il logo di Shonen Jump, la rivista giapponese in cui veniva pubblicato Dragon Ball

Ma non finisce qui. Nel 1990 Shūeisha decise di spedire un inviato ad una gara. Venne quindi scelto proprio il suo autore più famoso, Toriyama, che fu spedito al GP di Germania ad Hockenheim (vinto, tra l’altro, proprio da Senna e dalla McLaren). Dell’esperienza rimane un mini reportage di quattro pagine pubblicato su Weekly Shonen Jump, chiamato “BATTLEMAN F-1 Nishi Doitsu Hokkenhaimu GP Kansenki” (Battleman F1 resoconto del GP di Hockenheim nella Germania Est). Battleman mischiava il fumetto con lo stile giornalistico: era la ministoria di questo supereroe, Battleman, appunto, appassionato di F1 e che andava a vedere la gara, alternando i disegni di Toriyama alle foto dell’evento. All’inizio, c’era una foto dello stesso Toriyama con Ayrton Senna, con il giapponese che commentò riguardo all’incontro: “Un ragazzo figo come me raramente si innervosisce, ma adesso sono davvero nervoso! Sono davvero impressionato!!”.

Dragon Ball F1
La prima pagina di Battleman F-1, con Akira Toriyama accanto che stringe la mano ad Ayrton Senna

Tornato a casa, Toriyama iniziò a realizzare alcune immagini di Dragon Ball a tema F1, con Goku che prendeva il posto di Senna al volante della McLaren. Ciò che salta più all’occhio è la cura dei dettagli: la MP4-5 è disegnata alla perfezione, senza essere semplicemente “stilizzata”.

Dragon Ball F1
Alcune immagini di Goku raffigurato al posto di Ayrton Senna sulla McLaren di F1

Lo scopo di questi lavori era quello di promuovere la F1 in Giappone, uno sport già popolarissimo di per sé, ma che così raggiunse la sua massima fama nel Paese nipponico. Ovviamente è difficile dire quanto abbia contribuito alla formazione di giovani piloti, ma forse non è utopico pensare che tutti quelli che vennero in seguito abbiano sviluppato la propria passione per le corse anche grazie a Weekly Shonen Jump e a Dragon Ball, all’epoca popolarissimo: pensiamo a Kamui Kobayashi, a Yuji Ide, o a Takuma Sato, cresciuti più o meno in quella generazione, e che correranno in F1 a cavallo tra gli anni 2000 e 2010.

La collaborazione si interruppe al termine della stagione 1991, quando Honda lasciò McLaren, la quale passò ai motori Ford-Cosworth. Per Toriyama quello di Hockenheim fu l’unico incontro con Senna, anche per la morte di quest’ultimo nel GP di San Marino 1994. Ma resta quello che oggi definiremmo “un episodio crossover” tra il guerriero più forte dell’universo e la categoria regina del motorsport.





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Alfredo Cirelli

The author Alfredo Cirelli

Classe 1999, sono cresciuto con la F1 commentata da Mazzoni, da cui ho assorbito un'enorme mole di statistiche non propriamente utili, che prima che Fuori Traiettoria mi desse la possibilità di tramutarle in articoli servivano soltanto per infastidire i miei amici non propriamente interessati. Per FT mi occupo di fornirvi aneddoti curiosi e dati statistici sul mondo della F1, ma copro anche la Formula E (categoria per cui sono accreditato FIA), la Formula 2, la Formula 3, talvolta anche la Indycar e, se ho tempo, anche tutte le varie formule minori in giro per il mondo.