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Weekend motoristico intenso, quello appena trascorso. Un mix di emozioni e un mix di campionati, che ha portato ad un leggero mix anche nelle Rimappate. Che però, quanto a battute di cattivo gusto, sono rimaste sempre le stesse. Leggete per credere.

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SEBASTIAN VETTEL – 8. Ai tedeschi, storicamente, in Francia o nelle zone limitrofe non è mai andata benissimo. Soprattutto se poi la sigla delle tue gomme, “US”, ti ricorda molto qualcosa che nel ’44-’45 ti ha sottratto uno Stato che avevi già conquistato. Ma i fumi dell’alcool di giovedì fanno effetto anche su Seb, che quindi ripensando a quei tempi andati si convince che “USArmy” non fosse altro che un antico suggerimento ad utilizzare le mescole UltraSoft fino allo sfinimento. Nota di merito per aver cercato comunque di essere uomo squadra: a fine gara si rende infatti conto della rabbia di Raikkonen, e decide di provare a discolparsi. Il tentativo è lodevole, ma la frase da lui utilizzata per dire che le strategie non le aveva scelte lui non ha fatto altro che ricordare ad Iceman che il #7 si fosse fermato ai Box nel giro sbagliato ed il #5 no. “NON SOSTATO IO”

KIMI RAIKKONEN – 8,9 %. Aveva iniziato il weekend con la sua proverbiale flemma, poi però la seratona alcolica del giovedì sera monegasco lo avvantaggia: al sabato mattina gli altri scendono in pista ancora muniti di sacchetti e bacinelle, mentre guidare in after, per lui, è la norma. Ecco perché tira fuori dal cilindro un giro assurdo, e soprattutto ecco perché cerca di convincere gli organizzatori del GP ad imbastire un’altra festa. Alla domenica infatti il tasso alcolemio è ormai sceso a tutti, ed anche il suo vantaggio svanisce. Pare comunque che a fine gara abbia chiesto di poter rinominare il GP di quest’anno, per far meglio intendere quale fosse il suo atteggiamento sul podio nei confronti del compagno di squadra. GP DI NONTEPARLO

MAX VERSTAPPEN – •••−−−•••. Il suo GP è altamente deludente quest’anno. Termina infatti il weekend senza neppure essersi fuso con le molecole di un guardrail, preferendo un ignominioso taglio di chicane alla gloria eterna di vedersi spalmato ancora una volta contro le barriere. Menzione di merito però per il team radio pronunciato dopo aver capito che Ricciardo gli era finito davanti: c’erano talmente tanti “beep” in quella comunicazione che per cercare di scagionarlo dall’accusa di aver utilizzato un linguaggio poco consono, la RB ha dovuto dichiarare che in realtà Max stesse cercando di mandare un messaggio in quel famoso linguaggio che si parla a mozzichi. ALFABETO MORSE

LEWIS HAMILTON – 2Q. Guidare la W08 Hybrid a Monaco pare sia stato per lui semplice come parcheggiare un Mercedes Actros con tanto di rimorchio in un vicolo del centro di Roma. A fine qualifica lo avevano rinominato RU486 per il numero di giri abortiti nell’arco di 5 minuti, ma alla fine ce la stava anche facendo a sfangare la Q3, se non fosse stato per Mazzoni e Vandoorne. Sembra che, non appena abbia visto le bandiere gialle e la McLaren a muro, abbia iniziato a pronunciare delle poderose blasfemie, prendendosela in particolar modo con le cariche ecclesiastiche. Fortuna che la Mercedes ha potuto coprirlo dicendo invece che, vista la vicinanza dell’incidente di Vandoorne con le Piscine, il #44 se la stesse prendendo con quella sostanza che viene utilizzata per mantenere pulita l’acqua. PORCO IL CLORO

STOFFEL VANDOORNE – 20. L’assenza di Alonso nel Box lo destabilizza, e nel dubbio se dover fare lui il ruolo del primo pilota in questo weekend o dover essere il secondo di Button, il giovedì sera prende una sbronza di proporzioni cataclismatiche. L’incidente alla Santa Devota sembra dunque sia frutto di un’incomprensione: anche lui infatti pare si fosse convinto, avendo sentito parlare per tutto il weekend della gara di Nando ed avendo dato un’occhiata ad una cartina della zona mentre era ancora in preda ai fumi dell’alcool, di dover correre una gara la cui durata si contava in miglia. Peccato che il nome di quella cittadina italiana che lo ha mandato in confusione indicasse una distanza nettamente inferiore rispetto a quella della famosa gara di Indianapolis. VENTIMIGLIA

MARCUS ERICSSON – 10. Era tutto intento a correre la sua gara in scandalesima posizione quando i suoi genitori, proprietari di una nota ditta che produce telefoni cellulari, lo chiamano via radio e danno vita ad un’incomprensione che lo porta all’incidente. Gli chiedono infatti di creare qualcosa che sia superiore al 4.5 G: loro intendevano la rete Vodafone che gli stava togliendo acquirenti, lui capisce la decelerazione, piantandosi senza nemmeno sfiorare i freni con il pensiero all’altezza di Santa Devota. 7 G

JENSON BUTTON – 10+. Un ritorno in grande stile, quello di JB. Per non fargli sentire la mancanza dei bei tempi andati, i tecnici Honda prendono a martellate il suo motore pur di cambiargli 8 componenti e farlo partire così dalla piazza centrale di Mentone. Dopodiché, decide di approfittare di una curva del circuito per giustificarsi per aver espletato i suoi bisogni nell’auto di Alonso (“Credevo fosse ‘Pisci Nel'”, pare abbia detto) ed infine si conferma un Gentleman Driver d’altri tempi non scaraventando Wehrelin fuori pista, ma appoggiandocelo con una delicatezza esemplare. Mentre tentava il sorpasso pare che dal suo Box gli abbiano gridato via radio di non farlo, ma lui ha risposto utilizzando il proprio nome per indicare che ormai, nella patria dell’azzardo, i giochi erano fatti e non ci si poteva più tirare indietro. LE JENSON FAIT

PASCAL WEHRLEIN – 8VOLANTE. Ehi, questa è la maxistoria di come la mia gara è cambiata | Capovolta sottosopra sia finita | Seduto sulle reti qui al Portier | Ti parlerò di Pascal di cognome fa Wehrlein | Girando al ROC con gli amici sono cresciuto | Massa l’ho sorpassato | Poi tre flip in un minuto | Le mia povere costole scrocchiavano così | E la Sauber poi prese quel Giovinazzi lì | Poi le mie vertebre tirate un po’ più su | Mi fecero tornare qui con dietro ‘sta PU | Che in Spagna si gasò, prese punti come me | E la Kaltenborn contenta disse “Bravo quel Wehrlein!”. PASCAL THE FRESH PRINCE OF WEHRLEIN

TAKUMA SATO – 1942. Le sue probabilità di vincere la Indy 500 erano basse quasi quanto lui, ed è per questo motivo che orchestra una grande strategia di gara con la Honda, suo conterraneo motorista. Decidono quindi nottetempo di sostituire l’olio motore con quello di semi di girasole a tutto ciò che trovano motorizzato Honda, facendo grippare anche due tosaerba trovati in due case considerate troppo vicine al circuito. Il gioco vale la candela, ed un giapponese che trionfava in maniera così netta sul suolo americano non lo si vedeva dai tempi di quel famoso attacco ad una base navale nella Hawaii durante la 2^ Guerra Mondiale. Dal cui nome Sato pare abbia tratto ispirazione per commentare il suo trionfo. PEARL AMISERIA CHE VITTORIA

FERNANDO ALONSO – 500. In teoria gli esordienti alla 500 Miglia di Indianapolis fanno fatica a trovare il giusto ritmo, ma Nando non lo sa e con due attributi grandi come il Texas e l’Ohio messi assieme semina talmente tanto panico da farlo diventare la cosa più coltivata nella Storia americana superando addirittura il cotone. Nemmeno Fantozzi comunque aveva una nuvoletta che lo seguiva così fedelmente, ma l’intervista post-gara chiarisce quale sia stato l’inghippo del suo weekend. Si presenta infatti con un cartoncino di latte Granarolo alle interviste, ed è palese che il team abbia clamorosamente confuso le sue richieste. Lui infatti, temendo il collasso del suo motore Honda, pare ne abbia chiesto uno Nissan che equipaggia solitamente altri prototipi. Ma a quanto pare, dicendo quella frase, non è stato molto chiaro. VOLEVO QUELLO DELLA LOLA





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Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow