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Del Gran Premio di Spagna 2024 della MotoGP ce ne ricorderemo per mesi





Le schiene sollevate dagli schienali dei divani. Mani e braccia che si incrociano, si muovono in continuazione alla ricerca di una posizione che alla fine non trovano. Chiappe strette e più vicine al bordo della sedia. Occhi sgranati. Pulsazioni accelerate. Storie di vita vissuta da molti, davanti alla TV, in una domenica pomeriggio di cui parleremo ancora a lungo.

bagnaia marquez
© Gold & Goose

Del Gran Premio di Spagna della MotoGP ce ne ricorderemo per mesi. Lo faremo a prescindere da ciò che racconteranno le successive Sprint e le prossime gare, a margine di qualsiasi valutazione potremo fare tra diverse settimane sulla base dei verdetti emessi dalle classifiche. Ce ne ricorderemo perché i 25 giri di Jerez de La Frontera sono stati densi dal primo all’ultimo, grazie anche a delle gomme che per metà pomeriggio hanno permesso – vivaddio – di fregarsene un po’ più del solito di consumi, degrado e pressioni.

Ce ne ricorderemo perché da una gara simile, in un contesto simile, da Pecco Bagnaia ci aspettavamo tutti un GP del genere, un GP disputato come il due volte Campione del Mondo che è. Un primo giro formidabile impreziosito da un sorpasso tanto rischioso quanto geniale, un inseguimento da mastino nei confronti di uno Jorge Martin indotto all’errore e infine una difesa monumentale su un pilota, Marc Marquez, che ogni volta che si rende protagonista di gare come quella di Jerez spinge a compatire chi lo considera finito. Da Bagnaia volevamo una risposta – alla qualifica infelice, alla caduta innescata dalla sconsideratezza di Binder, a rivali in possesso di un passo pari se non addirittura migliore del suo – e quella risposta è arrivata forte e chiara. In una gara che entra di diritto tra le migliori mai disputate dal torinese in MotoGP, Bagnaia ha risposto ai detrattori esibendo l’argenteria: ha attaccato rischiando quando è stato il momento, ha difeso strenuamente quando ha capito che era da quella manciata di metri che dipendevano le sorti dell’intero GP, ha gestito in modo saggio intuendo che sarebbe stato meglio preservare se stesso e le gomme in vista dell’arrivo di Marquez piuttosto che arrischiare una fuga che l’avrebbe lasciato disarmato nel decisivo finale. Difficile disputare una gara di MotoGP in modo migliore di questo. Con la prestazione di oggi, inoltre, Pecco Bagnaia ha costretto molti dei suoi detrattori ad alzare ulteriormente l’asticella delle critiche: nel 2023 si leggeva che a Marquez sarebbe bastata una Ducati per rifilare al torinese secondi su secondi, oggi invece si legge che al #93 basterebbe una GP24 – e non più dunque una qualsiasi moto di Borgo Panigale – per frustrare le speranze di un #1 che forse non è mai stato così scarso come molti sostengono. Il sensazionale 1’37”449 stampato al terzultimo giro è stato l’apoteosi, la ciliegina su una torta dolcissima già decorata pochi km prima, dopo essere emerso vincitore da un corpo a corpo con uno dei talenti più clamorosi nella storia delle corse: sono in pochi, pochissimi a poter dire di essere riusciti in questa impresa.

Ce ne ricorderemo anche perché lui, Marc Marquez, sembra essere tornato dopo anni a rappresentare il limite da superare per essere considerato il migliore. Accade a volte che sia la caratura degli avversari sconfitti a dare la misura del proprio successo, e in tal senso il fenomeno di Cervera rappresenta ancora oggi il riferimento ultimo per moltissimi piloti, anche per quelli che dichiarano il contrario. L’Inferno del 2020 e il Purgatorio delle stagioni immediatamente successive hanno lasciato il posto al Paradiso di questo 2024, un Eden che il #93 sta scoprendo pian piano avvicinandosi sempre più a toccare di nuovo il cielo con un dito. Chi sosteneva che lo spagnolo con in mano una Ducati avrebbe potuto dominare la MotoGP sin dal Qatar sarà deluso, chi credeva che in sella a una GP23 un talento come il suo potesse non emergere in fretta pure: la verità è che l’assestamento, soprattutto se dopo un cambiamento radicale, è un obiettivo che si ottiene con il tempo e non un risultato che si guadagna all’improvviso. Il #93, già al livello di chi con Ducati corre da anni ma ciononostante non in grado di uccidere il campionato, sta tornando a guidare e a divertirsi come gli riusciva prima dell’infortunio patito proprio nella ghiaia di Jerez. Un qualcosa che – come persino molti dei suoi accaniti e instancabili haters sono costretti ad ammettere – innalza il livello, accende la competizione anche per via di questioni che vanno al di là di valutazioni legate alla sola classifica. Il cuore di Marquez gli racconta di Mondiali persi in questi ultimi anni, quello di Bagnaia e degli altri parla loro di successi che sarebbero arrivati anche se il #93 fosse stato bene o in possesso di una moto degna di questo nome. La stagione 2024 sta iniziando a mettere l’uno di fronte all’altro questi umori di segno opposto e di uguale intensità, aggiungendo sottotrame al racconto – già bellissimo – di un Mondiale che promette di regalare grande spettacolo e che rischia di mettere Ducati davanti a un amletico dubbio quando si tratterà di scegliere il secondo pilota del team ufficiale: decidere scientemente di privarsi di questo Marc Marquez è un lusso che nessuna squadra, neppure la corazzata di Borgo Panigale, può permettersi a cuor leggero.

bagnaia marquez
© Gold & Goose

Ci ricorderemo del GP di Spagna, insomma, per tutto ciò che si è visto in pista e per quello che è stato invece sotteso, nascosto tra ciascuna delle pieghe che si sono rese necessarie per completarlo. Un qualcosa che potrebbe avere piantato il seme di una rivalità di cui potremmo, in un futuro non troppo lontano, ritrovarci a parlare per anni a venire. 





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Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow