La F1 Academy, categoria femminile nata nello scorso anno, nel 2024 avrà con la sua seconda stagione una grandissima rivoluzione: dall’ingresso nei weekend di F1 alla copertura televisiva integrale, dal limite di stagioni all’academy nei kart, passando infine per i grandi nomi che vi correranno a partire dal round inaugurale di Jeddah. Tutti fattori che, secondo noi, stanno indirizzando la serie sulla giusta strada, andando a tappare le falle, fin troppo evidenti, che avevano caratterizzato la W Series.
Quando al termine del 2022 la F1 Academy era stata annunciata da Stefano Domenicali, molti (io in primis) avevano avuto dei dubbi sulla riuscita della serie. Si era infatti da poco conclusa l’esperienza della W Series, con la categoria che era fallita dopo tre stagioni di monocolore Chadwick. Sebbene già dall’annuncio della serie si intravedevano alcune migliorie (come ad esempio l’ingresso di cinque team rodati e di esperienza nel mondo delle categorie minori, o il supporto economico dato dalla stessa F1), la prima stagione è stata incredibilmente complicata, soprattutto per la quasi anonimità del campionato: ad eccezione dell’ultimo round di Austin, in contemporanea con la F1, tutti gli altri appuntamenti sono stati relegati al ruolo di serie di contorno dei campionati più disparati, come il WEC o il Fanatec GT World Challenge Europe, senza copertura televisiva e senza quindi un adeguato interesse. Eppure, solo un anno dopo, possiamo parlare di un campionato che sta riuscendo nell’intento che si era prefissato.
Tanto per cominciare, da quest’anno tutti e sette appuntamenti saranno insieme alla F1, e dovrebbero avere copertura televisiva dagli stessi broadcaster nazionali della serie regina: gli appuntamenti saranno Jeddah, Miami, Barcellona, Zandvoort, Lusail e Abu Dhabi, mettendola quindi più o meno sullo stesso piano di F2 e F3. Rivisto parzialmente il format, con le gare che scendono da tre a due per round, così da non ingolfare troppo i weekend e riuscire ad incastrare tutte le altre serie di contorno (F2 e F3, ma anche Porsche Supercup e altri campionati nazionali). E già questo sarà un boost enorme per la categoria, che permetterà agli appassionati di seguire con attenzione le giovani pilote impegnate.
Ma questa è solo la punta dell’iceberg. La F1 Academy quest’anno ha introdotto una regola fondamentale per la sua stessa credibilità: le pilote potranno rimanere nella categoria per un massimo di due stagioni. Uno dei principali difetti della W Series, nonché una delle principali paure per la F1 Academy, è che questa potesse diventare una sorta di “gabbia dorata” per le ragazze, che andassero a correre lì senza andare altrove, senza che si vedessero veri avanzamenti di carriera. Così non sarà, perché dopo due anni bisognerà per forza cambiare aria; questo da un lato permetterà alle pilote di guardarsi intorno, e dall’altro di favorire un ricambio con altre giovani promesse. Per aiutare in questo processo, viene anche introdotta una nuova regola in Formula Regional europea, la serie che in teoria rappresenta il gradino successivo della scala verso la F1 (la F1 Academy utilizza vetture di F4): i team potranno schierare una quarta macchina, con il supporto economico di Tatuus, Pirelli e della stessa F1 Academy, per far correre una delle prime tre classificate nella stagione precedente in F1 Academy. Cosa che faranno Prema e ART, che nel 2024 schiereranno nella serie continentale rispettivamente Marta Garcia, campionessa in carica, e Lena Buhler, seconda.
Sempre parlando della scalata verso la F1, da quest’anno saranno attribuiti anche punti validi per la Superlicenza FIA, ma con moderazione. Alla vincitrice spetteranno 10 punti, alla seconda 7, poi 5, 3 e 1. Meno di quanto viene dato ai vincitori dei vari campionati di Formula 4 nazionali, e la cosa ha profondamente senso: a parte che le pilote full time sono 15, mentre nei campionati come quello italiano, quello spagnolo, quello inglese o quelle UAE corrono più di 30 macchine, in questo momento il livello è chiaramente più basso dei principali campionati, ed è giusto che per ora valga di meno. Cosa che non aveva capito la W Series, che attribuiva alle piloti gli stessi punti dati in Formula Regional pur non essendo chiaramente a quel livello, con il risultato che Jaime Chadwick, vincendo tre anni (di cui due in cui venivano attribuiti i punti) è quasi arrivata ad ottenere i punti necessari per debuttare in F1. Pur, con tutto il rispetto, senza meritarli.
Il discorso sul livello delle pilote si aggancia poi ad un’altra intelligente operazione della categoria. Ciò che era successo con la W Series è che questa andasse a “prendere” pilote anche in là con gli anni, chiaramente fuori luogo in una serie che in teoria dovesse essere propedeutica. Certo, le pilote sono poche purtroppo (non a caso hanno creato queste serie proprio per cercare di risolvere questo problema), ma avere ragazze anche ultra trentenni in quella che in teoria sarebbe una Formula 3 non è certamente il massimo. La F1 Academy ha cercato di risolvere questo problema in diversi modi: il primo, già citato, è quello del limite di stagioni. Viene fissato poi un limite di età massimo di 25 anni, così da essere effettivamente una serie per giovani piloti. Ma, soprattutto, da quest’anno sarà aperto il “Champions of the Future Academy Program“, dove nove ragazze tra gli 8 e i 15 anni verranno supportate già dai kart, così da poter crescere e subentrare appena avranno l’età per correre nella serie. C’è quindi un ricambio verso il basso, con l’ingresso delle attuali kartiste, un ricambio interno, con il limite di due stagioni, e un ricambio verso l’alto, con il passaggio in Formula Regional. E i risultati si vedono, perché l’età media, sebbene ancora abbastanza alta per essere una feeder series, è decisamente più bassa rispetto alla W Series: questa si aggira intorno ai 19-20 anni. Inoltre, sempre per un discorso di promozione delle pilote, da quest’anno verranno introdotte le wild card: in ogni round debutterà con Prema una pilota del posto in cui si corre, così che possa promuovere sia la categoria nel proprio Paese, che il movimento femminile del motorsport del suddetto Paese nel mondo. A Jeddah, ad esempio, correrà Reema Juffali, pilota saudita con un passato nelle ruote coperte.
E infine, le pilote. Quest’anno la notizia bomba è che Doriane Pin correrà con Prema. La ventenne francese è in questo momento una delle migliori (se non la migliore) ragazza in circolazione: campionessa del Ferrari Challenge Europe – Trofeo Pirelli (PRO), ha corso con successo nell’endurance, conquistando lo scorso anno un podio alla 1000 Miglia di Sebring in classe LMP2 con Daniil Kvyat e Mirko Bortolotti sempre in Prema e vincendo il premio “Rivelazione dell’anno” del WEC. Alla fine del 2023 si è cimentata in monoposto, partecipando ad alcuni round dei campionati di F4 del Sud-est asiatico e di quello degli Emirati Arabi Uniti, cogliendo due vittorie e una pole position e rimanendo sempre nelle prime posizioni. Se la dovrà vedere verosimilmente con la sua compagna di squadra in Prema Maya Weug, un’altra davvero tosta: olandese, alla fine del 2020 vinse il FIA Rising Stars, guadagnandosi un posto in Ferrari Driver Academy, e lo scorso anno in Formula Regional ha convinto, piazzandosi spesso in zona punti nonostante guidasse per un team (KIC Motorsport) da bassifondi della classifica. Ma non sono le sole da tenere d’occhio, perché potrebbero esserci anche altre outsider, come la filippina Bianca Bustamante e le due sorelle emiratine Hamda e Amna Al Qubaisi. Tutte pilote che, oltre al supporto della categoria, potranno contare anche su quello dei team di F1, perché da quest’anno dieci delle quindici pilote faranno parte delle academy dei team, mentre le altre cinque saranno supportate da altri marchi molto importanti, che aumenteranno la riconoscibilità delle pilote, facendo sì che la serie guadagni popolarità e faccia sì che, magari, giovani ragazze scelgano di avviare la carriera nel motorsport.
Per concludere: la strada affinché una donna arrivi a correre in Formula 1 è ancora molto lunga. Si può però cercare di coltivare la nuova generazione di pilote, anche per farle correre in altre categorie di alto livello, al contempo sponsorizzando il movimento femminile per far emergere sempre più ragazze. E, al momento, sembra che la F1 Academy stia facendo i passi giusti in questa direzione.